Nell’economia della protezione della proprietà intellettuale, da sempre il Copyright Office americano rappresenta una delle istituzioni le cui analisi e prese di posizione influiscono anche a livello globale nel determinare le linee guida nell’innovazione del settore. I recenti report pubblicati sull’intelligenza artificiale e le decisioni dell’ufficio in merito alla proteggibilità delle opere realizzate con l’intelligenza artificiale hanno avuto vasta eco.
Proprio negli ultimi giorni, l'Ufficio del Copyright degli Stati Uniti ha pubblicato una versione preliminare del suo atteso rapporto sull'intelligenza artificiale e il fair use. Il rapporto di 108 pagine esamina come la legge sul copyright degli Stati Uniti, in particolare la dottrina del fair use, dovrebbe applicarsi all'uso di opere protette da copyright per l'addestramento di modelli di intelligenza artificiale generativa.
La dottrina del “fair use”, ovvero dell’eccezione al diritto d’autore per alcuni utilizzi di contenuti senza l’autorizzazione del titolare dei diritti, è tornata prepotentemente al centro del dibattito politico e delle azioni giudiziarie connesse all’intelligenza artificiale generativa.
Lo scontro giudiziario tra NYT e OpenAI verte in buona parte sul concetto di “fai use” invocato dagli avvocati di Altman. Le piattaforme hanno lanciato un attacco concentrico al copyright che si è accentuato con l’elezione di Trump.
OpenAI, Microsoft, ma anche Google e Meta hanno più volte espresso una posizione che chiede di annacquare la protezione del copyright per consentire uno sviluppo più rapido dell’AI generativa. Una scelta di campo fortemente contrastata dalle industrie dei contenuti che chiedono trasparenza da parte delle piattaforme e licenze per autorizzare l’uso delle proprie realizzazioni creative.
Le pressioni politiche dei grandi conglomerati del tech non sono solo molto forti negli Usa ma anche in UK e a Bruxelles, dove da tempo combattono contro l’AI Act, la legge europea che ha introdotto una serie di misure di regolamentazione per le piattaforme.
La vicinanza di Elon Musk con il presidente degli Usa ha ulteriormente rafforzato le posizioni antiregolamentari delle big tech sulle due sponde dell’Atlantico ed è evidente come la difesa dei contenuti portata avanti da un’agenzia indipendente come il Copyright Office sia stata percepita come un ostacolo.
La pubblicazione dell’ultimo rapporto “Copyright and Artificial Intelligence Part 3: Generative AI Training“, anticipato in formato di pre-pubblicazione, deve aver preoccupato molto i mogul dell’AI, soprattutto per la capacità dell’ufficio di influenzare numerosi casi di copyright legati all'IA attualmente pendenti nei tribunali federali.
L’effetto è stato immediato. In poche ore, suscitando anche forti perplessità sulla tenuta del sistema democratico statunitense, sono arrivati due licenziamenti straordinari: quello della Bibliotecaria del Congresso Carla Hayden e della Register of Copyrights Shira Perlmutter.
Una coincidenza troppo strana per non suscitare sospetti e sollevare forti timori sul futuro degli standard legislativi di protezione del copyright negli Stati Uniti e sulla linea strategica del governo anche in sede di G7 e trattati internazionali.