Anche gli Nft musicali sono a rischio pirateria

31 marzo 2022

I recenti sviluppi sul fronte NFT (non fungible token) nel settore musicale costituiscono un’interessante opportunità per un settore sempre all’avanguardia nel mondo digitale, ma possono anche costituire alcuni rischi sul fronte dei diritti di proprietà intellettuale.

Nel 2021 il mercato musicale mondiale ha raggiunto i 26 miliardi di dollari di ricavi con una crescita del 18,5%. Guidato dal segmento streaming, che ha raggiunto la notevole quota di 523 milioni di abbonati a piattaforme di ascolto di musica, il settore ha mostrato anche un interessante orientamento verso nuovi segmenti, tra i quali il live streaming, lo short form video, metaverso e gli NFT. Anche in Italia il mercato ha mostrato indici di crescita a due cifre con un incremento del 27,8% che ha consentito al nostro Paese di tornare nella top ten globale con oltre 332 milioni di euro di ricavi.

L’innovazione sempre più spinta è alla base dello sviluppo del settore e si aprono nuovi scenari per le etichette e gli artisti: in questo contesto ci focalizzeremo sul nascente mondo degli NFT e le prospettive che si aprono per il settore.

Gli NFT sono di fatto dei certificati digitali che tramite dei pacchetti di informazioni descrivono e certificano la proprietà di un oggetto fisico o digitale. Nel settore dell’arte e della musica stanno avendo un notevole boom e gli esperti valutano questo segmento in forte crescita nel futuro. Si tratta di prodotti esclusivi, legati alla produzione artistica, con audio, video o altro contenuto che, in generale grazie a piattaforme dedicate e alla blockchain, offrono contenuti di alto valore ed unici all’acquirente.

Al di là degli aspetti legati alla speculazione finanziaria, sempre presenti quando si guarda a un segmento legato alle criptovalute, quello che è importante oggi è capire quali possibili scenari si aprono sul fronte della proprietà intellettuale e in particolare del copyright.

Se da un lato le piattaforme che offrono servizi per distribuire NFT sono in grado di fornire gli elementi necessari, quali in particolare i certificati, che stabiliscono l’esclusività e l’effettiva tokenizzazione del contenuto, dall’altro resta aperta la questione della titolarità del contenuto e i possibili atti di violazione dei diritti che si collegano alla distribuzione di un contenuto audio e/o video. Gli NFT possono garantire la proprietà del token e il link al quale è associato ma non che tutta la catena dei diritti sia stata rispettata. E questo è un problema serio perché apre nuovi scenari sul fronte della pirateria, fenomeno che nel settore musicale si era ridotto di molto grazie all’offerta digitale legale.

In particolare, come accaduto di recente, si è assistito a una ondata di contenuti musicali e di noti artisti, anche in Italia, su diverse piattaforme per NFT, come Opensea e Hitpiece. A una analisi più approfondita, anche grazie alla realtà italiana attiva nella protezione dei contenuti, DcP, Digital content Protection, sono state individuate violazioni rilevanti del copyright, con gravi danni degli aventi diritto.

Le conseguenti notifiche per la rimozione dei contenuti hanno aperto lo squarcio su una vasta attività di contraffazione e pirateria nonché sottrazione di personalità a carico degli aventi diritti. Pertanto case discografiche, artisti e società di management dovranno prestare particolare attenzione al fenomeno e allo stesso tempo i fan e i consumatori, che acquistando un contenuto, magari anche ad una cifra consistente, si troveranno poi in mano una copia illegale di nessun valore.

Il settore musicale ha visto una grande evoluzione nel mondo digitale e si appresta a essere uno dei protagonisti del Web3, tuttavia, così come avvenuto negli anni della transizione digitale, è fondamentale presidiare i diritti sul contenuto e contrastare ogni forma nascente di pirateria al fine di evitare che gli asset di artisti e case discografiche possano essere seriamente danneggiati.