Cresce a livello globale la musica africana e medio orientale

23 maggio 2022

Global-local: questo è il modo in cui operano oggi le case discografiche. Impiegando team locali e competenze dislocate in tutto il mondo, le etichette costruiscono verticalmente a partire dalle radici, investendo in artisti e generi sul territorio e promuovendo il loro sviluppo nei loro mercati di appartenenza e altrove.

Nel momento in cui il repertorio locale domina le classifiche nazionali nella maggior parte delle aree geografiche — succede con la musica latina, con il K-pop, con l’hip-hop francese e tanti altri generi — gli artisti stanno trovando un nuovo pubblico in luoghi che mai avrebbero immaginato prima d’ora. Tanto nei mercati ad alto potenziale di crescita localizzati in Asia, in America Latina e in Africa che in quelli più maturi come l’Europa e il Nord America, le etichette discografiche stanno mettendo radici profonde, contribuendo a promuovere il continuo sviluppo di ecosistemi musicali locali vivaci e diversi gli uni dagli altri.

Simon Robson, President International Recorded Music di Warner Music Group, indica nel Medio Oriente e nel Nord Africa (MENA) una regione in cui le case discografiche si stanno insediando con prospettive di lungo periodo: “Si tratta di un’area in sviluppo e dalle potenzialità davvero entusiasmanti, non solo a livello locale; la musica che si sta producendo in quella zona inizia ad avere un’eco in tutto il mondo, e il fenomeno è destinato a continuare”.

Grazie a un eccezionale incremento di fatturato pari al 35%, il Medio Oriente e il Nord Africa (MENA) è stata nel 2021 la regione geografica con il tasso di crescita più rapido al mondo: lo streaming è cresciuto fino a rappresentare una quota del 95,3% del giro d’affari, mentre il fatturato globale è salito a 89,5 milioni di dollari Usa. Nell’Africa subsahariana (SSA) si è riscontrata nel 2021 una crescita di fatturato modesta e pari al 9,6%, condizionata in parte dal tasso di sviluppo rallentato registrato nel mercato più grande della regione, il Sud Africa (+2,6%). In conformità a tutte le altre aree geografiche, anche il SSA ha conosciuto un incremento nei ricavi generati dallo streaming e soprattutto in quelli delle piattaforme finanziate dalla pubblicità, i cui introiti sono cresciuti del 56,4%.

“Avere uffici nelle diverse regioni del Nord Africa e del Medio Oriente è veramente essenziale. Oggi sul territorio disponiamo di team validissimi, capaci di fare rete e di offrire agli artisti locali opportunità di successo in tutto il mondo. Si tratti di firmare contratti con artisti, di siglare accordi di distribuzione o di realizzare possibili partnership e acquisizioni”.

Un discografico operativo sul posto come Moe Hamzeh, Managing Director, Warner Music Middle East, sottolinea che “qui la crescita è stata determinata da un incremento nel numero degli abbonamenti ai DSP ma è anche l’effetto di una aumentata fruizione dei social media e dell’importanza sempre maggiore che la musica riveste su piattaforme come TikTok, Snapchat, Instagram Reels e YouTube Shorts, oggi diventati veicoli fondamentali per permettere al pubblico di scoprirla.  Questo è particolarmente vero in Paesi come l’Egitto e l’Arabia Saudita, che hanno una popolazione molto giovane”.

“In queste aree geografiche si stanno sviluppando alcuni generi specifici, e ciò si deve anche al fatto che oggi non sussiste più una conversazione a senso unico, in cui solo le radio e i canali musicali televisivi hanno la capacità di influenzare i gusti e le abitudini di ascolto della gente. Stiamo assistendo a una crescita dell’hip-hop egiziano e del Mahraganat, o musica Electro-Shaabbi, e questo genere nato da una fusione di stili sta cominciando a diventare dominante. Fenomeni di questo tipo sono interessanti, perché a mio avviso il nostro ruolo deve essere quello di incubatori in cui le novità vengono testate”.   

Shridhar Subramaniam, President Corporate Strategy & Market Development, Asia & Middle East di Sony Music Entertainment, aggiunge che “in questo momento l’area del Medio Oriente vive una situazione estremamente stimolante. È in pieno svolgimento una trasformazione sociale, e grazie all’emergere di una popolazione di giovane età ci sono le condizioni e le tempistiche giuste perché monti una nuova ondata di creatività. Pertanto, è molto importante pensare anche a una crescita sul territorio, e a cosa risulti essere necessario per sviluppare un ecosistema musicale adatto allo scopo. Questo comporta un intervento a tutto campo, che include un sostegno agli sforzi governativi di far rispettare i diritti di proprietà intellettuale nonché una stretta collaborazione con i DSP per incrementare la quantità degli abbonamenti a livello locale”.

Sipho Dlamini, CEO, Universal Music South Africa and Sub-Saharian Africa, esprime un’opinione analoga: “L’approccio multidimensionale che adottiamo quando avviamo le nostre attività imprenditoriali in questi territori risponde alle diverse necessità dei differenti mercati, e questo è il motivo per cui disponiamo di reparti dedicati alle sincronizzazioni, ai brand, alla musica dal vivo ecc. Dobbiamo riuscire a giocare un ruolo rilevante sul mercato locale”.

Christine ‘Seven’ Mosha, Marketing and Artist Development Manager, Eastern Africa di Sony Music Entertainment, concorda: “Fin dal primo momento, il nostro compito è consistito essenzialmente nel mettere a disposizione degli artisti locali il maggior numero di informazioni possibili, considerando quante siano le dinamiche di cui devono tenere conto. Volevamo mostrare loro in modo chiaro quali siano le opzioni disponibili se decidono di lavorare con noi, fornendogli gli strumenti e gli elementi conoscitivi sulla cui base fare una scelta”. 

“Oggi la musica africana vive un momento davvero eccitante”, continua Sipho Dlamini. “Stiamo riscontrando un livello di interesse più alto di quanto si sia mai visto in passato su un ventaglio sempre più ampio di generi musicali africani. 15-20 anni fa la musica che proveniva dall’Africa veniva etichettata come ‘world music’, il che in una certa misura era un modo per metterla in un angolo. Credo che il mercato interno sia destinato a crescere grazie all’aumento del numero degli abbonamenti agli internet service provider, e questo accadrà quando caleranno le tariffe di connessione. Al momento alcuni Paesi africani hanno le tariffe più alte del mondo. Ma date un’occhiata ai Paesi latino americani e osservate quanto siano cresciuti rapidamente i loro mercati una volta che i costi di connessione non hanno più rappresentato una barriera: ritengo che anche l’Africa possa percorrere la stessa strada”.