Nei giorni scorsi IFPI, la federazione internazionale dell’industria discografica, ha pubblicato l’ultima e più aggiornata ricerca a livello globale sui consumi di musica nel 2021: lo studio ha coinvolto 43 mila utenti di internet in 21 paesi, ovvero il 91% del mercato della musica nel mondo. Particolari focus sono stati realizzati anche su Cina, India e Russia, tra i mercati con una forte crescita nel digitale. Sostenuta dagli investimenti delle etichette discografiche, l'incredibile abbondanza e crescita della musica concessa in licenza ai servizi di streaming è quello che oggi guida l’engagement, in particolare attraverso lo streaming audio in abbonamento, che fornisce ai fan un accesso illimitato a milioni di brani e l'autonomia per scegliere gli artisti e la musica che amano.
In particolare, poi, la musica ha fornito ai fan comfort e sostegno in questi tempi difficili della pandemia. I dati offrono uno scenario, anche in Italia, in cui la musica è stata particolarmente importante per tutti, ed è ancora più vero per le nuove generazioni, spesso bloccate in lockdown sanitari: la musica è stata infatti una compagna fondamentale per il benessere dell’84% degli intervistati, una percentuale che sale al 90% per i giovani tra 16 e 19 anni. Ma come si compone oggi in Italia il mix delle fonti di consumo della musica? Il 17% ascolta musica tramite un abbonamento streaming, l’11% su piattaforme audio streaming free, ovvero sostenute dalla pubblicità. E se il video streaming di YouTube attira il 24% degli intervistati, un 11% utilizza piattaforme di short form video come TikTok. La radio pesa per il 17% e gli acquisti di prodotti fisici come vinili e CD per il 10%.
A causa della pandemia la quota che ha frequentato la musica dal vivo è inevitabilmente scesa al 2% ma si tratta di un dato falsato dalla situazione contingente al quale fa da contraltare un aumento del live streaming, i concerti tramite piattaforme digitali che il 56% degli intervistati in Italia ritiene che utilizzerà anche alla ripresa degli eventi dal vivo. Questa percentuale sale al 65% a livello internazionale, dove un 29% dei partecipanti all’indagine ha confermato di aver sfruttato questo modello di ascolto durante la pandemia. In generale, nell’ultimo anno il tempo dedicato alla musica è cresciuto: a livello globale in media si ascolta musica per circa 18,4 ore alla settimana, mentre in Italia si arriva a 19,1 ore. Nel 2019 erano 16,3 ore.
Tra le nuove tendenze, sicuramente il nuovo legame tra musica e videogiochi che vede una decisa sovrapposizione dei fan. Il 51% dei gamer in Italia (52% a livello global) ha confermato di essere interessato a vedere concerti virtuali sulle piattaforme, come gli eventi che hanno visto protagonisti i social gaming Fortnite e Roblox. Ma l’innovazione sicuramente più dirompente dell’ultimo anno risiede nell’esplosione dello short form video, e in particolare di TikTok. Il 68% del tempo speso sulla piattaforma cinese riguarda infatti la musica e questo a riprova di come l'app sia diventata uno strumento centrale nella promozione e nella scoperta di musica. In Italia in media un utente passa oltre 5 ore alla settimana su video che hanno la musica come elemento centrale. In alcuni Paesi, come il Messico, addirittura il 74% degli utenti su TikTok è concentrato sulla musica.
Riguardo ai generi musicali, pop e rock continuano a mantenere una quota media elevata anche in Italia, con rispettivamente il 61% e il 50% degli intervistati che affermano di ascoltare prevalentemente questi generi, anche se i dati cambiano leggermente con le fasce di età più giovani. Tra i 16 e 19 anni anche in Italia, è l’urban, con in particolare il rap a vedere una percentuale elevata, che arriva al 56%. Un ultimo dato interessante riguarda il prodotto fisico, che vede un 21% tra i 25-34 anni attivi nell’acquisto di CD e un 16% nei vinili, segno che quest’ultimo supporto gode sicuramente di un certo trend positivo anche nelle nuove generazioni, tanto che, come evidenziato dai dati FIMI del primo semestre, ha superato le vendite di CD dopo trent’anni.