Gli ultimi numeri di Deloitte sul mercato italiano confermano che anche nel nostro Paese il trend globale è la musica in streaming, cresciuta del 30% fino a rappresentare ormai oltre il 36% del settore. Streaming, un fenomeno in continua crescita Con oltre 43 milioni di brani disponibili su decine di piattaforme attive 24 ore su 24 e migliaia di playlist condivise ogni giorno dagli utenti, il fenomeno dello streaming musicale è ormai parte delle abitudini del consumatore italiano. I dati confermano la crescita degli abbonamenti, ovvero dei servizi premium rispetto al modello gratuito sostenuto dalla pubblicità: anche se la conversione da free a pay resta in Italia al di sotto della media globale, l’attrattività dei modelli di offerta in abbonamento continua la propria corsa. Dal 2012 ad oggi i ricavi da abbonamento sono saliti del 1.315%, trascinati anche dall’uso sempre più diffuso degli smartphone. Mentre download e Cd scendono (anche se il mercato fisico genera pur sempre la maggior parte del fatturato), l’altra faccia della rivoluzione digitale sembra essere quella del ritorno al vinile, arrivato a rappresentare una quota di mercato del 6%. I consumi sono ormai sensibilmente cambiati con i fan che si muovono spesso integrando modelli di accesso e fruizione musicali differenti. Pensiamo ad esempio, alla diffusione dello streaming e del vinile tra i teenager: capaci di una dieta musicale che coniuga allo stesso tempo l’ascolto compulsivo di brani su servizi online, con l’acquisto di una versione limitata ed esclusiva del vinile. Ed Sheeran ha portato nella classifica italiana dei singoli, così come in tutto il globo, tutti i brani dell’ultimo album Divide e, allo stesso tempo, è finito al primo posto tra i CD più venduti della Top of The Music oltre che in testa alla chart del vinile. Nel Regno Unito, l’artista ha realizzato il 62% delle vendite con il disco fisico, ha prodotto la migliore performance di un album nella classifica del vinile da venti anni ad oggi, e contemporaneamente è cresciuto del 500% con l’ascolto in streaming.
La sfida più grande: capire che non esiste una ricetta unica per tutti
Le case discografiche ormai lavorano quotidianamente con i dati che arrivano dalle piattaforme e dalle società di ricerca. Numeri che descrivono l’andamento del contenuto su servizi streaming, ma monitorano anche ciò che accade sui social. Il supporto fisico diventa spesso una componente complementare all'interno di strategie che richiedono l'intervento di diversi formati su numerosi canali, con operazioni negli store dove i fan incontrano gli artisti e portano il Cd per avere un autografo o scattarsi un selfie, come se il supporto fosse un gadget da possedere, o come se la ricerca del vinile fosse la parte tangibile della relazione costante che si costruisce anche online con il proprio artista di riferimento. Lo streaming sta così giocando due ruoli: da un lato è fortemente condizionato dalla sua capacità di essere una piattaforma di discovery dove conoscere le novità (in questo contesto sta portando una sfida epocale anche nei confronti della radio) e dall’altro promuove e traina anche le vendite fisiche, in particolare del vinile. La personalizzazione, l’alta dipendenza dai big data e la capacità di adattarsi rapidamente al cambiamento sono ormai le caratteristiche principali di un settore che ha imparato dalla disruption digitale a costruire continuamente nuove opportunità.