Italia indietro sul digitale, ma sui contenuti di intrattenimento cresce più in fretta

13 marzo 2017

L'ultimo rapporto sul mercato unico digitale (Desi) presentato dalla Commissione Eu vede l'Italia ancora molto in ritardo. Complessivamente il nostro Paese si colloca al 25° posto su 28 Stati membri. Per quanto riguarda l'utilizzo delle tecnologie digitali da parte delle imprese e l'erogazione di servizi pubblici online, l'Italia si avvicina alla media. Rispetto all'anno scorso ha fatto progressi in materia di connettività, in particolare grazie al miglioramento dell'accesso alle reti Nga. Tuttavia, gli scarsi risultati in termini di competenze digitali rischiano di frenare l'ulteriore sviluppo dell'economia e della società digitali. Uso di internet: in generale le attività online effettuate dagli internauti italiani sono di molto inferiori alla media dell'Ue. L'Italia si colloca al 27° posto. Al di là delle problematiche strutturali e culturali del Paese in tema di nuove tecnologie, ben evidenziate qui dall'analisi del Politecnico di Milano, è interessante anche costruire un confronto sull'evoluzione nell'area dei contenuti digitali (musica, video e games) dove l'Italia sembra invece essere messa meno peggio, segno che in realtà, gli utenti italiani, non sono così poco formati quando si tratta di rapportarsi con l'entertaiment online. Mentre, come detto sopra, per le attività online gli italiani si collocano al 27° posto, per le attività connesse a musica, video e game si collocano al 14° posto. Si tratta di un segmento dove dominano i nordics con Svezia, Finlandia e Danimarca ai primi posti per penetrazione. Non è un caso dove, per esempio, nella musica digitale, e in particolare nello streaming (la Svezia è la patria di Spotify) sono questi stessi Paesi a dominare le classifiche. Se guardiamo al bicchiere mezzo pieno è evidente che le potenzialità di crescita ci sono, Tim Music ha investito in una forte campagna pubblicitaria sulla musica in streaming al Festival di Sanremo, Apple Music sta investendo sulla struttura destinata al mercato italiano. La chiave di volta resta comunque la necessità di convertire i clienti dei servizi streaming agli abbonamenti premium, questo per garantire uno sviluppo adeguato del mercato. Anche qui l'Italia mostra numeri complessivi, confermati anche dal Desi, molto interessanti, ma con una penetrazione dei servizi a pagamento, rispetto ai free sostenuti dalla pubblicità preoccupantemente sotto la media.