Nell’evoluzione in corso sul fronte del dibattito intorno all’impatto dell’intelligenza artificiale generativa e l’industria musicale si è detto molto, ma poco sulle impressioni che questa rivoluzione sta generando nei consumatori di musica.
Giffoni Film Festival Innovation Hub, FIMI e Comune di Napoli hanno provato a sentire questo fronte con una ricerca condotta nel luglio 2023, la prima ad approfondire il tema in Italia.
Il sondaggio è stato presentato in occasione del Festival in un incontro che ha visto coinvolti decine di ragazzi della generazione Z.
La ricerca su IA e consumatori di musica
La ricerca ha ottenuto risposte da 2790 utenti (65% donne, 33% uomini, 3% altro) dei quali il 70% corrisponde alla Generazione Z.
Ovviamente il tema principale riguardava l’impatto sul fronte della produzione artistica, laddove già si sono verificati i primi casi eclatanti di brani creati con l’AI e presentati come originali. Si veda il caso della finta canzone di Drake con The Weeknd, prontamente rimossa dalle piattaforme ma che ha costituito il primo campanello di allarme sulle possibili opzioni, in questo caso negative, dell’utilizzo dell’AI
La metà della GenZ intervistata (49%) non ritiene che gli artisti in futuro verranno sostituiti dall’AI, in quanto l’arte è una prerogativa solo umana: è un dato che negli adulti sale al 70%. Una fascia nutrita di under 34 (37%) pensa che gli artisti verranno sostituiti a discapito della creatività, una posizione che negli adulti si attesta al 25%.
La sostituzione dell’intelligenza artificiale a beneficio dell’industria musicale è rilevata nel 14% dei rispondenti giovani e nel 5% degli over 34. Tutti gli intervistati dichiarano di non riconoscere un AI come artista musicale: gli adulti specificano altresì che solo gli umani possono creare arte.
Queste risposte confermano intanto che l’AI comincia a costituire un tema diffuso e conosciuto nel pubblico e tra i fan di musica.
Ia e musica, la creatività al centro
Da un lato risultano evidenti le potenzialità di questo nuova tecnologia come ausilio alla produzione ma come si vede, tra i fan, perfino tra i più giovani e tecnologici, non sembra emergere un quadro della società dove l’AI sostituirà il ruolo imprescindibile dell’artista nel processo creativo e laddove questo dovesse capitare, lo sarà a discapito proprio della creatività, che risulta pertanto essere l’elemento fondante per apprezzare l’opera musicale.
Il pubblico dei fan si aspetta che l’originalità della produzione sia rappresentata dall’apporto umano, principio che in fondo si riconosce anche nelle tendenze sul piano giuridico e istituzionale.
Per riconoscere il copyright, dovrebbe essere presente un ruolo umano nel processo creativo. Questo lo ha affermato anche il Copyright Office americano, e su questo concordano tutti i rappresentanti della comunità artistica.
Una seconda domanda entra più nel merito della produzione. “Utilizzeresti un AI per creare musica?” il bilancio tra la risposta negativa e quella affermativa è paritetica in entrambi i gruppi d’età; inoltre il 10% degli under 34 dichiara di aver già utilizzato l’AI per creare musica.
Come detto, il ruolo dell’AI sarà sempre più presente nel processo creativo.
Le opportunità dell’IA in campo musicale
Come già avvenuto in passato con altre innovazioni tecnologiche, le opportunità possono essere molto evidenti. Resta ovviamente il tema dell’addestramento dei sistemi di AI e della trasparenza sull’uso di strumenti di intelligenza artificiale.
Di recente, proprio nel contesto della proposta europea in materia, il cosiddetto Artificial Intelligence Act, le principali rappresentanze dell’industria creativa hanno evidenziato alcuni punti cardine per la strategia comunitaria.
I sistemi di IA dovrebbero essere conformi all’attuale quadro dell’UE in materia di diritto d’autore.
Pertanto, per proteggere i mezzi di sussistenza dei creatori europei e dei titolari dei diritti responsabili di queste opere, è essenziale che tutti i sistemi di intelligenza artificiale messi a disposizione nell’UE rispettino il quadro dell’UE esistente in materia di diritto d’autore.
L’obbligo di redigere registri dettagliati
Per garantire che l’accesso sia legale, anche attraverso licenze e autorizzazioni appropriate ottenute dai titolari dei diritti pertinenti, e che i titolari dei diritti siano in grado di far valere efficacemente i propri diritti laddove ciò non avvenga, è essenziale che gli sviluppatori e gli utilizzatori di sistemi di IA tengano registri dettagliati di opere di terzi o altro materiale protetto utilizzato, unitamente alla base su cui è stato effettuato l’accesso, e mettere queste informazioni a disposizione dei titolari dei diritti.
La registrazione accurata è essenziale.
L’obbligo di tenere registri accurati dovrebbe risalire all’inizio dello sviluppo per fornire una catena di utilizzo completa. Inoltre, per evitare il “riciclaggio dell’IA”, deve estendersi a tutti i sistemi resi disponibili nell’UE o che producono output utilizzati nell’UE, indipendentemente dalla giurisdizione in cui la formazione o il test potrebbero aver avuto luogo. La mancata tenuta di registri dettagliati dovrebbe dar luogo a una presunzione di utilizzo dei dati in questione.
La proposta del Parlamento europeo
La proposta del Parlamento europeo è un passo nella giusta direzione.
In tale contesto la proposta del Parlamento europeo di obbligare i fornitori di IA a registrare i dati utilizzati per addestrare l’IA, compreso il materiale protetto dalla legge sul diritto d’autore, e di renderli disponibili in modo sufficientemente dettagliato affinché i titolari dei diritti possano identificare e far valere i propri diritti, sia una prima passo nella giusta direzione.
Ora il testo si avvia al dibattito del trilogo dove gli Stati membri dovrebbero mantenere questa linea adottata dal Parlamento.
L’Italia sicuramente ha già assunto una posizione chiara in materia, l’AI deve essere opportunamente regolamentata per favorirne lo sviluppo in un contesto trasparente