L’industria musicale e dei media teme ChatGPT: servono norme ad hoc per tutelare il copyright

23 marzo 2023

L’AI si diffonde, ma è allarme copyright nel settore dei media e industria musicale, per il timore dell’impatto dell’intelligenza artificiale sulla creatività.

I principali media, infatti, hanno iniziato a criticare OpenAI e il suo software ChatGPT, affermando che gli sviluppatori dietro il progetto stiano utilizzando i loro articoli per addestrare la piattaforma di intelligenza artificiale senza remunerarli. Lo riporta Bloomberg. “Chiunque voglia utilizzare il lavoro dei giornalisti del Wall Street Journal per addestrare l’intelligenza artificiale dovrebbe richiedere la licenza per i diritti a Dow Jones”, ha dichiaratoJason Conti, il capo dei legali di Dow Jones di News Corp. a Bloomberg News. “Dow Jones non ha un simile accordo con OpenAI”.

Conti ha aggiunto: “Prendiamo sul serio l’uso improprio del lavoro dei nostri giornalisti e stiamo verificando questa situazione”.

Le preoccupazioni degli editori sono emerse, quando il giornalista computazionale Francesco Marconi ha pubblicato un tweet in cui afferma che l’addestramento di ChatGPT avviene con la produzione editoriale.

Quando Marconi ha chiesto al chatbot un elenco di fonti di notizie su cui è stato addestrato, ha ricevuto una risposta che citava venti siti di informazione.

Ciò ha fatto scattare l’allarme dell’industria musicale che teme che l’ascesa dell’AI assomigli a quella di Napster, a danno dei titolari dei diritti. Invece sostenere i fiorenti settori creativi attraverso quadri giuridici adeguati dovrebbe essere un pilastro centrale di qualsiasi politica, anche per promuovere gli sviluppi legittimi dell’intelligenza artificiale.

AI e copyright: il timore dell’industria discografica

Lo scorso gennaio, un gruppo di artisti ha citato in giudizio i generatori di intelligenza artificiale Stability AI, Midjourney e DeviantArt. Sostengono che tali società abbiano scaricato e utilizzato miliardi di immagini protette da copyright senza compensare o ottenere il consenso degli artisti.

L’industria musicale è tra i settori che da tempo sta monitorando lo sviluppo e l’impatto dell’intelligenza artificiale sulla creatività artistica e sulla produzione di contenuti audio.

L’esperienza dell’mp3 e la mega causa giudiziaria contro Napster nei primi anni Duemila ha acceso un campanello d’allarme sui potenziali rischi che una nuova deriva tecnologica incontrollata possa colpire il settore.

Creatività nativa e diritto d’autore

Il sistema del diritto d’autore è sempre stato intimamente associato all’incoraggiamento della creatività umana. Questa espressione creativa umana è al centro dell’industria della musica registrata e il mantenimento di livelli adeguati di protezione del diritto d’autore è fondamentale per questo.

Le case discografiche lavorano costantemente anche con nuove tecnologie e innovazioni, collaborando con artisti per sviluppare e utilizzare nuovi strumenti per far avanzare il processo creativo. Ciò include il lavoro
con le tecnologie di intelligenza artificiale, dall’uso dell’apprendimento automatico per comprendere meglio il comportamento e le preferenze degli utenti, ai sistemi che assistono nel processo creativo.

Tutto ciò evidenzia un principio centrale che dovrebbe essere sostenuto in qualsiasi discussione riguardante l’AI e il diritto d’autore: i progressi nell’innovazione dell’AI e un’adeguata protezione del diritto d’autore non si escludono a vicenda.

Al contrario, i processi di intelligenza artificiale che dipendono dall'”input” di opere o materiali protetti traggono il loro scopo e valore dall’esistenza stessa di tali opere o materiali. Di conseguenza, una riduzione della protezione delle opere (ad esempio ampliando o introducendo nuove eccezioni al diritto d’autore), ridurrebbe a sua volta gli incentivi per la creazione di nuove opere, danneggiando in ultima analisi l’innovazione e gli investimenti nei processi di AI.

Supportare i settori creativi grazie a quadri giuridici dovrebbe essere fondamentale per qualsiasi politica volta a promuovere gli sviluppi dell’AI. In breve, i nostri membri devonomantenere il controllo completo sul processo, capendo se e come le loro registrazioni vengono utilizzate nei processi di intelligenza artificiale.

L’entusiasmo dell’industria musicale nell’AI, nel rispetto del copyright

Gli artisti abbracciano la tecnologia e la usano per supportare la loro attività creativa. L’intelligenza artificiale nelle sue diverse forme e applicazioni può svolgere un ruolo sempre più importante nell’ambito artistico.

Nell’industria musicale c’è molto entusiasmo sulle modalità con le quali gli sviluppatori di intelligenza artificiale innovativi che rispettano l’arte possono far progredire la cultura e il settore. Tutti accolgono con interesse le proposte che pervengono da coloro che riconoscono i diritti dei creatori e la legge sul copyright. In effetti, in diversi casi, si sta già osservando come l’intelligenza artificiale può aiutare gli artisti a tutti i livelli a migliorare la qualità del loro lavoro estendendo i principi dell’autenticità
artistica.

Tuttavia, laddove un processo di intelligenza artificiale dovesse violare il copyright, è possibile che il proprietario del processo di intelligenza artificiale, lo sviluppatore, il formatore e/o l’utente del processo di intelligenza artificiale possano essere ritenuti responsabili della violazione.

Queste determinazioni dipenderanno dai fatti e richiederanno una valutazione caso per caso.

Ad oggi, nel settore, in pratica, l’intelligenza artificiale è stata utilizzata come strumento in diverse fasi del processo creativo, ad esempio per il missaggio audio, il mastering automatizzato, l’orchestrazione assistita da computer, l’apprendimento degli algoritmi delle piattaforme streaming o degli smart speaker e altro ancora.

Allo stesso tempo, i modelli AI possono anche essere utilizzati per generare contenuti audio senza alcun input creativo umano.

Il ruolo della creatività umana nel diritto d’autore

Nonostante le crescenti capacità di queste tecnologie, il ruolo dell’artista umano rimane fondamentale per la creazione di musica e la protezione del copyright. La musica incarna l’identità, la cultura, le esperienze di vita e altro ancora degli artisti e funge da mezzo universale di espressione personale.

Di conseguenza, il contenuto generato da macchine senza input creativo umano non dovrebbe essere ricompensato con protezione, né come opere protette da copyright né come registrazioni audio soggette a diritti connessi.

Tuttavia, l’importanza della creatività umana come condizione per la protezione delle registrazioni sonore non si riflette in modo coerente a livello internazionale o nazionale. Inoltre, la definizione di registrazione sonora ai sensi dei trattati internazionali (WPPT e Convenzione di Roma) non include alcun criterio qualitativo come l’originalità o il requisito della paternità umana. Si fa riferimento solo alla “fissazione dei suoni di un’esecuzione o di altri suoni, o di una rappresentazione di suoni […]”.

Un primo importante passo dovrebbe dunque essere quello di stabilire nelle legislazioni che le registrazioni generate esclusivamente dall’intelligenza artificiale non meritano e non dovrebbero essere ricompensate con la protezione del copyright o dei diritti connessi.

Il ruolo della “creatività umana” è fondamentale per il diritto d’autore come proprietà intellettuale, e questo dovrebbe essere riconosciuto anche per quanto riguarda la protezione delle registrazioni sonore e se le registrazioni sonore sono protette dal diritto d’autore o da diritti connessi.

Conclusioni

Come ha scritto di recente Micheal Nash, Chief Digital Officer di Universal Music: “È abbastanza comprensibile, quindi, che questi sviluppi abbiano portato a profonde preoccupazioni nel nostro settore, con somiglianze tra l’ascesa dell’AI e l’ascesa di Napster e la condivisione di musica senza licenza oltre vent’anni fa. A quel tempo, era la legge sul copyright a salvare la situazione, garantendo la protezione di artisti ed etichette”.

“Sebbene gran parte del dibattito fino ad oggi si sia concentrato sull’uso dell’AI per la creazione di contenuti” aggiunge Nash “stiamo già vedendo molte altre applicazioni dell’AI che possono aiutare a guidare il successo degli artisti. Ad esempio, l’intelligenza artificiale può essere utilizzata per aiutare gli artisti a identificare il pubblico in diversi mercati in tutto il mondo, ottimizzare gli aspetti tecnici della produzione audio e migliorare la qualità delle esperienze musicali coinvolgenti per le opere di catalogo”.

Universal Music in effetti, detiene già tre brevetti AI incentrati non sulla creazione di musica, ma sulla trasformazione del modo in cui gli artisti raggiungono nuovi fan e sostengono gli ascoltatori nell’odierna economia del coinvolgimento.

Oggi è evidente come sia necessario provvedere con urgenza ad un quadro regolamentareche, da un lato favorisca, lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e delle sue potenzialità e, dall’altra, ne limiti gli impieghi abusivi e a danno dei titolari dei diritti creativi.