Nei giorni scorsi al Giffoni Film festival, grazie a un progetto tra l’hub innovazione del festival, il Comune di Napoli e FIMI, si è discusso del primo survey realizzato al mondo sul rapporto tra generazione Z (e non solo) e l’intelligenza artificiale nella musica.
L’impatto dell’intelligenza artificiale, soprattutto di quella generativa, è in questo momento un tema di grande attenzione nel settore. Sono apparsi i primi fake musicali realizzati con l’AI, dall’altra parte artisti e case discografiche già utilizzano in parte queste tecnologie nel processo creativo e non ultimo, il grande tema del copyright e delle licenze per l’utilizzo di contenuti protetti per addestrare le macchine che operano dietro a sistemi con OpenAI e simili.
Già oggi in buona parte della produzione musicale, entrano in gioco tecnologie che sono fortemente dipendenti dall’intelligenza artificiale, così come nella messa a disposizione dei contenuti, pensiamo agli algoritmi per la realizzazione di playlist o gli smart speaker.
Nelle scorse settimane è stata realizzata una prima indagine che ha coinvolto 2790 individui (dei quali il 70 % della generazione Z) sul tema musica e tecnologie, ma con un focus specifico sull’impatto dell’intelligenza artificiale.
Lo scopo era quello di indagare sulla sensibilità dei fan italiani di musica, soprattutto delle nuove generazioni, sull’effetto potenzialmente dirompente che le nuove frontiere dell’intelligenza artificiale generativa potranno avere sulla produzione e sul consumo di musica.
L’approccio degli intervistati sembra essere molto pragmatico, riconoscendo l’influenza importante che il fenomeno avrà sulla creazione di contenuti ma anche sul fatto che il ruolo della creatività umana resterà, nell’opinione generale, ancora centrale ed indispensabile.
La metà della GenZ intervistata (49%) non pensa che gli artisti in futuro verranno sostituiti dall’intelligenza artificiale, in quanto l’arte è una prerogativa solo umana: un dato che negli adulti sale al 70%. Una fascia nutrita di under 34 (37%) pensa che gli artisti verranno sostituiti a discapito della creatività, una posizione che negli adulti si attesta al 25%. La sostituzione dell’intelligenza artificiale a beneficio dell’industria musicale è rilevata nel 14% dei rispondenti giovani e nel 5% degli over 34. Tutti gli intervistati dichiarano di non riconoscere un AI come artista musicale: gli adulti specificano altresì che solo gli umani possono creare arte.
E alla domanda “Utilizzeresti una intelligenza artificialeper creare musica?” il bilancio tra la risposta negativa e quella affermativa è paritetica in entrambi i gruppi d’età; inoltre il 10% degli under 34 dichiara di aver già utilizzato l’intelligenza artificiale per creare musica.
Il quadro che emerge sembra anche andare nella direzione di dove gli stessi addetti ai lavori si stanno orientando. L’intelligenza artificiale non è un nemico, è una potenziale opportunità, può essere uno strumento si supporto alla creatività ma non sostituirà l’aspetto fondamentale nel processo artistico che resta quello umano, con le sue emozioni e la sua creatività, non replicabile dalle macchine.
Su questo tema va rilevata anche la recente decisione dei Grammy, l’oscar della musica, di accettare tra le opere candidate per gli award, brani realizzati con l’intelligenza artificiale, ma escludendo invece quelli realizzati esclusivamente con l’intelligenza artificiale, un segnale in linea anche i fondamenti delle leggi sul copyright che allo stato prevedono di non consentire la protezione di opere che non siano realizzate con il contributo umano.