L’Italia cresce lentamente nella digitalizzazione ma corre nella musica in streaming

2 agosto 2022

Dal 2014 la Commissione europea monitora i progressi compiuti dagli Stati membri nel settore digitale e pubblica una relazione annuale sull'indice di digitalizzazione dell'economia e della società (DESI). L’ultimo rapporto del 2022 mostra un'Italia che sta guadagnando terreno e, se si considerano i progressi del suo punteggio DESI negli ultimi cinque anni, sta avanzando a ritmi molto sostenuti.

Sicuramente negli ultimi anni le questioni digitali hanno ricevuto maggiore attenzione politica, in particolare grazie all'istituzione di un Ministero per l'Innovazione tecnologica e la transizione digitale e all'adozione di varie strategie chiave e al varo di molte misure strategiche.

Dagli indicatori del 2022 emerge che l'Italia sta colmando il divario rispetto all'Unione europea in fatto di competenze digitali di base ma ancor oggi oltre il 50% dei cittadini italiani non dispone neppure di competenze digitali di base.

Abbiamo pertanto provato a mettere a confronto l’indice di digitalizzazione del nostro Paese con quanto avviene nel settore dei consumi di contenuti digitali, e in particolare della musica, dove lo streaming negli ultimi due anni ha visto crescere notevolmente il numero di abbonati, dimostrando come la trasformazione digitale del settore sia stata guidata da un lato da aziende che hanno cavalcato l’innovazione, e dall’altro dai consumatori di musica che hanno realizzato un vero e proprio salto generazionale nell’accesso al repertorio online.

Se una quota vicina al 90% di italiani possiede un accesso a internet, secondo il DESI, meno del 50% dispone di competenze digitali di base. Tuttavia, con i lockdown del 2020 e la necessità di modificare il proprio approccio alla rete, pensiamo allo smartworking, alla didattica online e all’accesso ai servizi pubblici, molti italiani hanno dovuto fare i conti con la necessità di progredire sul fronte delle competenze digitali.

In questo contesto lo streaming musicale, la cui evoluzione spinta era già in corso, si è affermato sempre di più negli ultimi due anni. Se l’Italia da un lato risulta al 18 posto come indice di digitalizzazione ma ancora solo al 25 posto per competenze digitali, si piazza al 12 posto a livello globale e al 3 posto nell’Unione europea nei consumi di musica digitale, secondo il Global Music Report di IFPI, segnale che gli italiani hanno sposato con entusiasmo l’offerta in streaming. La crescita di abbonati nel 2021 nel nostro Paese, che ha portato un incremento dei ricavi da servizi premium del 35,6% conferma che gli italiani sono sicuramente in una fase di forte transizione verso le tecnologie digitali e i consumi di contenuti possono giocare un importante ruolo nello sviluppare le competenze e contribuire alla crescita dell’Italia nell’indice di digitalizzazione.

Le case discografiche sono ormai delle imprese fortemente digitalizzate e con una forte presenza di nuove figure professionali con competenze tecnologiche e di analisi dei dati che fanno dell’industria musicale uno dei settori più innovativi nel Paese. Queste aziende sono peraltro già impegnate sulle nuove frontiere di sviluppo che trasformeranno ulteriormente il settore senza dimenticare che il piano per la ripresa e la resilienza, che è il più cospicuo d'Europa, le offre i fondi necessari per accelerare la trasformazione digitale garantendo che anche altri settori dei contenuti possano fare passi importanti nell’innovazione.