La rivoluzione è compiuta. Cosa aspettarsi dalla musica degli Anni Venti

8 gennaio 2020

La coincidenza ha voluto che la classifica che ha chiuso il decennio che più di ogni altro ha cambiato l’industria musicale vedesse al primo posto Ultimo, un artista che ha raccolto l’eredità del pop italiano che negli anni ha conquistato classifiche e dischi di platino. L’artista romano ha piazzato ben due album nella top ten che segna la fine degli Anni Dieci. Nei singoli, guidati esclusivamente dal digitale, e in particolare dallo streaming, vince invece Fred de Palma, con la hit “Una Volta ancora” featuring Ana Mena. Il dominio della musica italiana e l’affermazione dell’urban, vera novità degli ultimi anni, sono la caratteristica più pronunciata di queste chart del 2019. Molti sono stati i cambiamenti intercorsi nel decennio: alla centralità di Mtv di inizio decennio e poi dei talent televisivi nel panorama musicale si sono sostituiti via via i canali digitali, prima YouTube e poi Spotify con la definitiva consacrazione dello streaming e della generazione dello smartphone. Solo la radio ha mantenuto una forte presenza tra i media utilizzati per accedere alla musica, ma anche qui la generazione Z mostra segni di allontanamento.

Ma torniamo all’evoluzione delle classifiche negli anni. Nel 2010 si afferma Ligabue, che con “Arrivederci Mostro” conquista la testa della classifica album annuale; il digitale è ancora in una prima fase ma nel 2011 arriva già al 20%. Regna ancora il download, ma è il cd a fare la parte del leone quando Vasco Rossi con “Vivere o Niente” conquista la top ten del 2011. Tiziano Ferro, con “L’Amore è una cosa semplice” è invece il re delle classifiche nel 2012, l’anno del ritorno sopra il 50% della musica italiana. Il 2013 è l’anno dell’inversione di tendenza, dopo undici anni di crisi: sbarca Spotify in Italia, lo streaming audio batte YouTube e il digitale nel suo complesso è ormai pari al 32% del mercato. “Mondovisione” di Luciano Ligabue conquista la vetta in un’annata in cui nove titoli della top ten sono italiani. Nel 2014, con un digitale che ormai sfiora il 40% del fatturato, conquista la corona di re delle chart Vasco Rossi con l’album “Sono Innocente”, mentre il 2015 è l’anno di Jovanotti con “Lorenzo 2015 CC”. Nel 2016 lo streaming arriva a generare 35 milioni - contro i 2 milioni di solo quattro anni prima - ma è un disco di due artisti storici a mettere la firma sul primo posto degli album: Mina e Celentano trionfano in una top ten dominata dagli italiani con “Le migliori”. Nel corso di quell’anno, ben 25 artisti italiani si sono alternati al primo posto degli album. Il 2017 è il momento della riscossa dell’internazionale, anche se solo come vincitore di una chart ancora largamente italiana: Ed Sheeran è infatti il dominatore dell’anno. Gli artisti italiani cominciano ad affacciarsi ai piani alti anche dei singoli digitali, un cambio generazionale che vedrà poi il definitivo trionfo dell’hip hop tra il 2018 e il 2019. Il 2018 vede infatti il primo album rap conquistare la vetta con Sfera Ebbasta che piazza il suo “Rockstar” in cima alla classifica annuale. La rivoluzione di smartphone e streaming impatta in modo deciso anche sui singoli, dove sette su dieci sono italiani. Al primo posto, per la prima volta nell’era digitale, si piazza un’artista italiana con “Amore e Capoeira”, hit estiva di Takagi & Ketra feat. Giusy Ferreri & Sean Kingston.

Del 2019 abbiamo scritto. Ultimo e Fred De Palma, ma anche il rap di Marracash e Salmo. La rivoluzione si è compiuta, i consumatori liquidi e mutanti hanno trasformato il settore e portato a un ricambio generazione impensabile solo fino a pochi anni fa. Cosa ci aspetta con il prossimo decennio? Da un lato sicuramente il ruolo centrale della generazione Z, o “Greta Generation”, molto attenta ai temi dell’ambiente e della sostenibilità, della gender equality e delle tematiche sociali, sempre molto attiva sui canali online come Instagram e il più recente TIk Tok, dove il fandom giocherà sempre più un ruolo centrale nel processo di engagement. Maggiori ricavi per le case discografiche produrranno maggiori investimenti in ricerca e sviluppo, mentre l’affermarsi di nuovi mercati aprirà nuove opportunità per contaminazioni e escalation di artisti in altri territori. La musica digitale ha abbattuto ogni frontiera: in un mondo dove crescono dazi e si innalzano muri, la musica sembra invece non conoscere confini e godere paradossalmente di quell'esposizione globale che mai ha avuto prima.