Numeri e previsioni sulla musica digitale hanno accompagnato due recenti appuntamenti legati all’innovazione nel settore musicale: la Apple WWDC19 in California e il Midem di Cannes sulla riviera francese. Gli occhi erano tutti puntati sugli annunci di Apple, previsti ma comunque densi di novità per il settore e sulle prospettive dello streaming, la killer application dell’industria musicale.
Il gigante di Cupertino ha infatti annunciato lo switch off di iTunes e la sua sostituzione con tre diverse app per la musica, la TV e il podcast. Questo non significa, come qualcuno ha erroneamente riportato, la chiusura dello store di Apple dedicato alla musica in download - un segmento in calo ma che ha in ogni caso generato il 12 % dei ricavi globali nel 2018 (l’11% in Italia). Lo store rimarrà attivo, anche se chiaramente Apple punterà tutto sullo streaming, il canale dominante per l’accesso alla musica.
L’unbundling di iTunes è orientato a definire meglio la user experience di coloro che amano la musica offrendo un’unica interfaccia, utile anche a pianificare meglio le campagne di marketing delle aziende e degli artisti.
Negli stessi giorni Apple ha anche lanciato una nuova versione dell’iPod, il lettore musicale sul quale fu costruita la fortuna della musica digitale: oggi superato dagli smartphone, tuttavia rimane, secondo quanto si può immaginare della strategia di Apple, un buon device per coloro che vogliono accedere a musica senza doversi dotare di uno strumento molto costoso.
Ma è sui dati dello streaming che si è concentrata l’attenzione di tutti gli addetti del settore confluiti sulla riviera francese. I forecast degli analisti prevedono una continua corsa del segmento che nel 2022, da solo, varrà quanto tutto il mercato discografico nel 2018. Mercati come Cina, India, Brasile, Messico e Russia saranno quelli che cresceranno di più.
Goldman Sachs prevede che nel 2030 il settore della musica registrata fatturerà 45 miliardi di dollari (il Global Music Report di IFPI ha comunicato 19,1 miliardi nel 2018) e si prevede oltre 1 miliardo di abbonati ai servizi sempre nel 2030 (quasi 700 milioni nel 2023). Tra i driver della crescita anche la forte propensione a pagare per un servizio in abbonamento di musica da parte dei millennial e della generazione Z, una pratica meno comune nelle altre fasce di età.
Fonte: Goldman Sachs
La citata esplosione dello streaming nei Paesi emergenti sarà dunque significativa, perché raggiungere una share anche solo del 10% in Paesi con un’enorme massa di utenti online darà un impulso notevole al mercato. L’impatto sarà anche sui generi musicali, sempre meno segmentati nelle nuove generazioni, dove la fluidità degli ascolti e la maggiore recettività di repertori diversi, senza una vera e propria collocazione geografica, farà emergere star da diversi continenti, modificando radicalmente l’attuale assetto della musica globale.