I recenti annunci delle principali piattaforme mainstream stanno cambiando lo scenario dello streaming musicale: l’alta fedeltà sta diventando un elemento competitivo, soprattutto per conquistare nuove fasce di pubblico adulto che durante la pandemia hanno iniziato ad accedere ai servizi digitali e anche per introdurre differenziazioni di prezzo in un mercato ormai maturo.
Cosa cambia con lo streaming Hi-Fi: gli annunci dei big
Una delle caratteristiche dello streaming musicale è che fino a oggi, di fatto, la maggior parte delle ultime generazioni non ha avuto l’opportunità di ascoltare musica con la qualità rappresentata dall’audio CD: i nativi dello streaming si sono infatti trovati per lo più di fronte a un’offerta che puntava su altri fattori competitivi, quali l’ampiezza del catalogo, la mobilità e l’always on. Questo, insieme all’economicità del costo di accesso agli abbonamenti, ha costituito l’arma vincente per far crescere il segmento negli ultimi cinque anni, fino a farlo divenire il più popolare.
Con poche eccezioni (quali Tidal e Qbuz) i fan più esigenti, spesso appartenenti a generazioni cresciute con impianti stereo di fascia alta e compact disc, hanno avuto poche possibilità per accedere a contenuti Hi-Fi. La prima ad annunciare un’opzione di alta qualità era stata qualche mese fa proprio Spotify, senza tuttavia offrire una data certa per il lancio di un servizio, che secondo indiscrezioni sarebbe fornito con tracce a 16 bit con campionamento a 44,1 kHz.
A metà maggio 2021 sono invece improvvisamente giunti in contemporanea gli annunci degli altri due principali protagonisti dell’arena musicale digitale: Apple Music e Amazon. L'annuncio si inserisce in un quadro che vede le due società, insieme a Spotify - secondo le ultime analisi di Midia Research - detenere complessivamente una quota di mercato superiore al 50%.
Apple Music punta sul Dolby Atoms
L’annuncio di Apple Music si è focalizzato su quello che è stato definito l’audio spaziale con supporto per Dolby Atmos. Secondo l’azienda, Dolby Atmos è un’esperienza audio rivoluzionaria e immersiva che permette agli artisti di mixare la propria musica in modo che il suono provenga da ogni punto intorno a chi ascolta, e anche dall’alto. Di default, Apple Music riprodurrà in automatico le tracce in Dolby Atmos su tutti gli auricolari e le cuffie AirPods e Beats con chip H1 o W1, e sugli altoparlanti integrati nei più recenti modelli di iPhone, iPad e Mac. Apple Music continuerà ad aggiungere nuove tracce Dolby Atmos e creerà una serie speciale di playlist Dolby Atmos per aiutare i fan ad individuare la loro musica preferita. Inoltre, gli album disponibili in Dolby Atmos saranno contrassegnati da un badge nella pagina dei dettagli, in modo da poterli identificare più facilmente.
Apple Music ha comunicato inoltre che renderà disponibile gli oltre 75 milioni di brani del suo catalogo anche in Audio Lossless, usando la codifica ALAC (Apple Lossless Audio Codec) per preservare ogni singolo bit del file audio originale.
Anche se il cosiddetto “spatial audio” non è tecnicamente un HD, il posizionamento di questa proposta di audio immersivo ha sicuramente le caratteristiche per rendere più attrattivo il contenuto anche per le nuove generazioni. E dato che la competizione tra i servizi si gioca moltissimo sul mantenimento o la conquista di ascoltatori, è evidente che l’offerta HD giocherà un ruolo essenziale nei prossimi anni e tutte le piattaforme ne sono consapevoli.
L’offerta Amazon
Anche Amazon Music ha comunicato la propria offerta in HD e come Apple Music ha confermato che l’accesso ai contenuti ad alta fedeltà avverrà senza una modifica delle condizioni di prezzo per gli abbonati. La piattaforma ha anche già messo a disposizione, a oggi, oltre cinque milioni di brani in Ultra HD, ovvero a 24 bits e 192 kHz, una qualità superiore al CD
Chiaramente la proposta di Amazon gioca anche sull’opportunità offerta dai device come Echo Studio progettati per diffondere musica in HD o Dolby Atmos. Il segmento degli smart speaker è anch’esso molto promettente e con numeri interessanti anche in Italia, oltre a costituire un rilevante canale per il consumo di musica nelle utenze domestiche.
Ma cosa significa tutto questo per il mercato?
Anzitutto è la prova di una definitiva maturazione del segmento che oggi si avvia, anche in Italia, a rappresentare circa l’80% dei consumi di musica. Con oltre un miliardo di stream alla settimana (dati GfK), nei primi sei mesi del 2021 lo streaming è cresciuto di un ulteriore 30%: segnale di un successo del modello di consumo che sta attraendo sempre maggiori fan.
Nell’anno passato si è assistito anche a una maggiore penetrazione dello streaming nelle fasce adulte e più legate tradizionalmente al prodotto fisico. Sono oltre 70 milioni i brani disponibili sulle piattaforme, di tutti i generi musicali e la transizione è ovviamente legata anche alla necessità di offrire contenuti più sofisticati e gli annunci dei player vanno in questa direzione.
L’opportunità legata all’alta definizione è ovviamente connessa a rilevanti investimenti delle case discografiche nella digitalizzazione dei propri cataloghi, un aspetto particolarmente importante se si pensa, ad esempio, all’imponente archivio di musica italiana, costituito da centinaia di migliaia di tracce. In tale contesto si aprono delle interessanti prospettive per l’industria nell’ambito dei fondi previsti dalla missione 1 del PNRR per la digitalizzazione del patrimonio culturale italiano che vale la pena di esplorare.
In particolare, proprio grazie ai recenti annunci delle piattaforme, le imprese del settore dovranno affrontare significativi investimenti economici in tre aree che riguardano da vicino l’offerta di musica italiana.
- Rivalutazione e rimasterizzazione su formati audio/video dell’intero catalogo: con l’evoluzione tecnologica i formati audio/video hanno necessità di essere ri-elaborati e ri-masterizzati secondo i nuovi formati di fruizione (HD, Dolby Atmos,360RealAudio, video VR etc) che le piattaforme di fruizione stanno implementando;
- Digitalizzazione multitraccia;
- Digitalizzazione di tutte le informazioni del catalogo (metadata) che sempre di più, nella nuova economia di fruizione, sono parte fondamentale del posizionamento sulle piattaforme e conseguentemente di ricerca e fruizione dello stesso.
Questo rilevante intervento ha anche un valore competitivo sul mercato globale: con la citata integrazione di un’offerta in HD che verrà indicata dalle piattaforme con particolari evidenze, poter posizionare un repertorio in playlist dedicate significherà anche promuovere la musica italiana con effetti molto positivi.
Lo streaming è ormai un mercato senza frontiere nel quale i repertori locali, indipendentemente dalla lingua, hanno grandi opportunità per raggiungere un pubblico che nell’era pre-digitale era di fatto inarrivabile. Il recente successo dei Måneskin, arrivati in cima alle classifiche globali in decine di Paesi senza alcuna azione di promozione dell’export in senso tradizionale e senza prodotto fisico è un esempio di come sia radicalmente mutato l’ecosistema della musica a livello internazionale.