Anche nell'era digitale gli investimenti in un progetto discografico restano rilevanti. Solo nel 2015 le label musicali hanno immesso oltre 4,5 miliardi di dollari in attività di ricerca e sviluppo di nuovi artisti e nel relativo marketing a livello globale. Nel 2016 questi investimenti hanno rappresentato il 27 % dei ricavi. Con il 16,9% di ricavi investiti nella sola ricerca e sviluppo di artisti il settore è tra quelli più attivi. Settori come la farmaceutica e la biotecnologia si fermano al 14,4%, il software al 10% e l'automobile al 4,4%. La cosa più interessante è che le aziende hanno proseguito intensamente questa attività anche in coincidenza con la rivoluzione digitale che ha costituito un'enorme sfida per il settore. Anzi, si può tranquillamente affermare che sono stati proprio gli investimenti a guidare la trasformazione digitale che, oggi in parte, è compiuta con la nascita di notevoli modelli di business che stanno riportando il settore verso la crescita. Secondo Goldman Sachs il segmento dello streaming raddoppierà i ricavi entro il 2020 con la conseguenza di rilanciare ulteriormente le capacità di investimento delle music entertaiment company. Oggi il costo medio per il lancio di un'artista a livello globale, solo tenendo conto dei due principali mercati, Usa e Regno Unito, può variare da 500 mila a 2 milioni di dollari. Tra anticipi, costi di registrazione, la produzione di video, il supporto al tour e il marketing e la promozione, l'impegno economico di un'azienda discografica rimane rilevante anche nell'era digitale, dove peraltro i canali promozionali si sono moltiplicati e richiedono una competenza rilevante. Oggi un artista si affida a un'etichetta proprio perché il team che viene messo a disposizione è in grado di operare a 360 gradi in un ecosistema complesso e in costante evoluzione. Una volta avviato un progetto artistico e raggiunto un pubblico importante, si possono sviluppare numerose altre opportunità. Queste opportunità possono essere collegate direttamente al progetto musicale, come le licenze per la sincronizzazione di musica per il cinema, i programmi tv o i video game, oppure essere sviluppate con riferimento al mondo che l'artista rappresenta come brand. Come per esempio, sponsorizzare dei prodotti o addirittura produrre delle linee commerciali. Individualmente, gli artisti, ottengono fino al 90% dei ricavi ottenuti da una brand partnership. Oltre all'investimento globale le case discografiche si concentrano moltissimo sul repertorio locale. In Francia e in Italia le top ten degli album sono dominate da artisti nazionali. Nel 2016 la Top of the Music italiana degli album ha visto 17 artisti italiani sui primi 20 Un successo importante, se per esempio confrontato con il cinema, dove solo il 28% dei film più visti nel nostro Paese nel 2016 sono nazionali.