Il filosofo francese Jean Paul Sartre raccontava che Daladier, primo ministro francese nel 1938, tornando a Parigi dopo aver firmato i Patti di Monaco - che di fatto lasciavano mano libera a Hitler in Cecoslovacchia - si aspettasse forti contestazioni al suo ritorno nella capitale per le concessioni ai nazisti. Si trovò di fonte invece una folla esultante. Sorpreso, guardò il fido consigliere Léger ed esclamò: “Ah, che stupidi!”.
Daladier era consapevole di aver tradito un popolo, ma non era il suo. L’abbandono al suo destino di Praga da parte di Regno Unito e Francia confermò in Hitler la debolezza occidentale offrendogli così l’occasione per la sua guerra di espansione che da lì a poco sarebbe scoppiata con l’invasione della Polonia.
Pertanto, quando osserviamo a cosa accade in Ucraina con l’aggressione militare russa non è così lontano immaginare ulteriori rischi per l’Europa. Non dimentichiamoci mai di quanto accaduto in Georgia e in Cecenia. Ecco allora che l’appello del presidente ucraino Zelensky al Festival, dove in tanti anni spesso ci si è trovati di fronte a drammatici momenti di cronaca, anche internazionali, assume un valore straordinario nell’Europa del 2023. Prima di tutto Sanremo è un evento che raggiunge in diretta molti Paesi dell’Est europeo che oggi sono fortemente preoccupati dell’espansionismo di Mosca; da non sottovalutare poi che Sanremo viene trasmesso anche in Russia e questo segnale lanciato dall’Italia può avere un peso non indifferente: l’Italia ha scelto da che parte stare e questa decisione va ribadita con forza in ogni sede.
Per quanto riguarda poi la valutazione di opportunità di un intervento politico a Sanremo, gli ultimi a poterlo giudicare sono proprio quei politici che negli anni non hanno mai perso un momento per polemizzare con le scelte del Festival riguardo ad ospiti, temi, e perfino sui testi delle canzoni, o sull’abbigliamento degli artisti, facendo dell’evento un’occasione per ottenere visibilità. Il presidente ucraino è stato in passato un attore e uomo di spettacolo ed è naturale che cerchi di sensibilizzare prima di tutto il suo mondo e cerchi di veicolare i suoi appelli per un popolo sotto attacco attraverso eventi legati al mondo dell’entertainment.
La guerra è alle porte dell’Europa ed è giusto che gli spettatori possano conoscere dalla viva voce di coloro che sono stati aggrediti che cosa sta accadendo e quali sono le prospettive. Il presidente ucraino è già intervenuto ai Grammy, al Festival di Cannes, alla Mostra del Cinema di Venezia e ai Golden Globes. Ai Grammy ha commosso i presenti con un messaggio molto forte sul ruolo della musica quando ha ricordato che: “Noi difendiamo la nostra libertà di vivere, di amare e anche di suonare. Sulla nostra terra combattiamo la Russia che ha portato un orribile silenzio con le sue bombe. Il triste silenzio della morte. Riempite questo silenzio con la vostra musica. Riempitelo adesso. E poi verrà la pace”. La pace è l’obiettivo di tutti: anche del settore musicale che ha sempre sostenuto tutte le iniziative e le campagne per la pace nel mondo.
Un settore che sulla guerra di aggressione nei confronti dell’Ucraina ha sempre avuto una posizione chiara e definita. Le major discografiche Sony Music, Warner Music e Universal Music, così come Live Nation, hanno chiuso le sedi in Russia applicando le sanzioni e sostenuto con fondi la Croce Rossa, Save the Children, Direct Relief e World Kitchen ed altre ONG impegnate in Ucraina. L’industria musicale e tanti artisti, da Billie Eilish agli U2, a Tame Impala, Elton John, Pearl Jam, Springsteen, Maneskin e altri hanno preso parte ad eventi come 'Stand up for Ukraine' di Global Citizen’, il grande concerto in favore della crisi umanitaria in Ucraina che ha raccolto 10,1 miliardi di dollari di aiuti in tutto il mondo. Tantissime iniziative si sono svolte in vari Stati e su tanti palchi a livello globale. Nel 2022 Universal Music, la prima azienda discografica al mondo, ha ricevuto un riconoscimento dal presidente Zelensky, il Peace Award, per il sostegno umanitario offerto al Paese. Tra gli eventi realizzati, anche il grande concerto delle etichette di musica classica Decca e DG al Metropolitan di New York con la successiva pubblicazione di un album per raccogliere fondi.
La musica è sempre stata un faro di ispirazione, speranza e sostegno e ha contribuito a portare la pace a coloro che sono stati colpiti dalla violenza e questo non va mai dimenticato.