Il mancato accordo tra Meta e Siae fa discutere ma pochi mettono a fuoco la genesi del problema: per farlo bisogna partire dal contesto venutosi a creare in Italia in seguito al recepimento della Direttiva sul Copyright, con cui l’Italia ha aggiornato la propria legislazione.
La direttiva prevede infatti che i prestatori di servizi di condivisione di contenuti online debbano ottenere una licenza preventiva dagli aventi diritto, anche rappresentati dalla società di gestione collettiva - che è il caso degli autori ed editori.
Il mercato musicale italiano dopo la Direttiva Copyright
Sono passati ormai molti mesi dal recepimento italiano della Direttiva sul Copyright (avvenuta alla fine del 2021) e, mentre si attendono ancora alcuni regolamenti attuativi da parte di Agcom, il segmento dei contenuti digitali cerca di trovare nuovi bilanciamenti grazie alle nuove disposizioni introdotte dal Parlamento.
Il mercato musicale italiano ha proseguito la crescita già evidenziata negli anni precedenti: il 2022 dovrebbe essere l’ottavo anno consecutivo di crescita grazie allo streaming che rappresenta circa l’80% dei ricavi. All’interno della quota di mercato dello streaming si colloca anche il modello sostenuto dalla pubblicità che per una quota è generato dai social media, in particolare da Facebook e Instagram.
Il 5% degli ascolti di musica in Italia avvengono infatti sulle piattaforme di social media: in particolare tra le generazioni più giovani le piattaforme social sono diventate il palco virtuale anche degli artisti italiani. Questo segmento è cresciuto del 37,3% nel 2022 e in particolare l’area relativa a Meta ha generato oltre venti milioni di euro per l’industria in Italia. Tra l’altro questi sono canali che sono letteralmente esplosi durante la pandemia offrendo un sempre maggiore contatto tra i fan e le star del momento in una fase dove tutti erano soggetti a restrizioni e i concenti live sospesi.
Il mancato accordo Meta-Siae
Arrivando ora ai fatti ricordiamo che, a quanto è dato sapere dai comunicati rilanciati rispettivamente da Meta e Siae, la trattativa per i diritti d’autore non è andata a buon fine. A quel punto Meta ha aperto le ostilità con un comunicato che annunciava la rimozione dei contenuti. “Purtroppo non siamo riusciti a rinnovare il nostro accordo di licenza con Siae”, comunicava un portavoce di Meta. “La tutela dei diritti d’autore di compositori e artisti è per noi una priorità e per questo motivo da oggi avvieremo la procedura per rimuovere i brani del repertorio Siae nella nostra libreria musicale”.
La risposta di SIAE non si è fatta attendere e la società evidenziava come venisse richiesto di accettare una proposta unilaterale di Meta prescindendo da qualsiasi valutazione trasparente e condivisa dell’effettivo valore del repertorio”, ricostruisce nel comunicato la Società: “Tale posizione, unitamente al rifiuto da parte di Meta di condividere le informazioni rilevanti ai fini di un accordo equo, è evidentemente in contrasto con i principi sanciti dalla Direttiva Copyright per la quale gli autori e gli editori di tutta Europa si sono fortemente battuti. Colpisce questa decisione, considerata la negoziazione in corso, e comunque la piena disponibilità di SIAE a sottoscrivere a condizioni trasparenti la licenza per il corretto utilizzo dei contenuti tutelati. Tale apertura è dimostrata dal fatto che SIAE ha continuato a cercare un accordo con Meta in buona fede, nonostante la piattaforma sia priva di una licenza a partire dal 1 gennaio 2023”.
I danni generati dalla rimozione e dal silenziamento dei contenuti
Poche ore dopo è iniziata la rimozione e il silenziamento dei contenuti. L’effetto, tuttavia, si è evidentemente esteso a tutta la filiera.
Nonostante Meta disponga di una licenza con le major discografiche e con i maggiori aggregatori di cataloghi indipendenti, la piattaforma ha comunque bloccato i contenuti con un danno enorme per il settore che si trova di fronte a problematiche non solo economiche, ma di promozione e relazione tra gli artisti e i fan. Ricordiamo che su un brano musicale esistono i diritti d’autore e degli editori musicali, in questo caso rappresentati da Siae, e i diritti connessi rappresentati dai produttori, che detengono poi le esclusive con gli artisti per la messa a disposizione online delle registrazioni musicali.
A tutti pare francamente inaccettabile un’azione di questa portata da parte di Meta. Senza entrare nel merito delle negoziazioni tra la società degli autori e il colosso dei social risulta chiaro che quest’ultimo abbia intrapreso un’azione ritorsiva nei confronti di tutta la filiera musicale, colpendo in maniera indiscriminata i contenuti di centinaia di etichette e di migliaia di artisti italiani, peraltro senza nemmeno avvisare i partner di tali iniziative, della loro portata e del loro impatto.
Le reazioni
La questione ha già fatto il giro del mondo e anche gli editori internazionali sono intervenuti. Il direttore generale di ICMP Johnny Phelan ha preso una posizione chiara: “L’obiettivo del settore musicale italiano ed europeo è semplice: garantire che aziende come Meta rispettino l’obbligo di pagare i musicisti per l’utilizzo delle loro opere su servizi come Facebook. Oggi, l’industria dell’editoria musicale sta negoziando per garantire che aziende come Meta rispettino la legge, che è chiarissima grazie al forte sostegno del governo italiano alla nuova direttiva europea sul diritto d’autore. Questa legge stabilisce che se aziende come Meta e servizi come Facebook vogliono utilizzare la musica di altri, devono ottenere una licenza e pagare i creatori. Meta sta usando tattiche di forza non sorprendenti: chiede un compenso “prendere o lasciare” e, se non è soddisfatta, rimuove la musica per cercare di svalutare l’accordo. Queste tattiche non sono nuove. Sono state sperimentate in Francia, Australia, Danimarca, Canada e ora in Italia. Hanno fallito in questi altri Paesi e non potranno avere successo in Italia. Meta deve obbedire alla legge e prendere una licenza completa ed equa per la musica che vuole usare e da cui vuole trarre profitto. Se non lo fa, viola la legge italiana e quella dell’Unione Europea, in particolare l’articolo 17 della direttiva europea sul copyright”.
Conclusioni
Risulta chiaro come per il settore sia urgente ripristinare una situazione che riporti al tavolo negoziale le parti e che si basi sulla buona fede.
L’industria discografica ha molto ben evidente la rilevanza che le piattaforme social hanno nella relazione con i fan e ha sviluppato modelli di business e promozionali che sono stati in grado di offrire ai fan esperienze innovative grazie ai social media, anche durante l’ultimo Festival di Sanremo. Questo scontro non è assolutamente in linea con quanto può mettere a disposizione in termini di opportunità tutto il complesso delle offerte online, dallo streaming ai social, allo short form video.
Dunque è fondamentale prima di tutto che Meta ripristini i contenuti italiani sulle piattaforme evitando gli effetti dannosi di tale iniziativa sul repertorio locale e che si riprenda la collaborazione tra i settori che negli ultimi anni hanno portato a un deciso sviluppo del segmento digitale.