Un colpo al cuore allo stream ripping. Perché Google non si muove?

14 settembre 2017

Il download di brani protetti da copyright è oggi la pirateria musicale più significativa a livello mondiale

L'evoluzione della pirateria nell'era dello streaming globale è collocata nello stream ripping, ovvero nella modalità di scaricare, con app dedicate o tramite siti specifici, l'audio di brani protetti da copyright. Un posto tra le piattaforme più importanti lo aveva trovato Youtube-mp3.org: sito, con sede in Germania e 60 milioni di visitatori al mese provenienti da tutto il mondo (due milioni gli italiani) che è stato chiuso e il cui operatore si è accordato con l'industria, per non violare in futuro i diritti degli artisti e delle case discografiche. Il domain name è stato anch'esso trasferito alla Riaa.

Lo stream ripping, cioè il processo di creazione di un file scaricabile da contenuti disponibili per lo stream online, è attualmente la forma più diffusa di violazione del copyright musicale. Siti web come Youtube-mp3.org estraggono un file audio da un'opera audiovisiva, di solito si tratta di un video musicale – e lo offrono all'utente come download permanente gratuito, in modo che possa essere aggiunto alla libreria personale di musica. Questi siti sfruttano alti livelli di traffico per trarre profitto dalla pubblicità: si stima che Youtube-mp3.org abbia generato centinaia di migliaia di dollari in entrate pubblicitarie mensili, spesso da grandi brand. Tuttavia, questi siti non pagano nulla ai musicisti né ai creatori di contenuto costituendo una grave spina nel fianco per il mercato legale della musica in streaming.

L'azione legale internazionale presentata dalle organizzazioni che rappresentano le società discografiche negli Stati Uniti e nel Regno Unito contro YouTube-mp3.org, dimostra la natura illegale dello stream ripping e trasmette un forte avvertimento per altri siti simili.

Per Frances Moore di Ifpi: "I siti di stream ripping violano palesemente i diritti delle aziende discografiche e degli artisti. Oggi le aziende musicali e i servizi digitali legali lavorano insieme per offrire ai fan più opzioni per ascoltare legalmente musica rispetto al passato, quando e dove vogliono farlo – centinaia di servizi con oltre 40 milioni di tracce – E sono tutti in grado di ripagare artisti ed etichette. I siti di stream ripping non devono mettere a rischio questo equilibrio e continueremo ad agire contro questi siti."

Resta la questione sostanziale del perché l'iniziativa sia stata intrapresa solo dall'industria musicale e non prima da Google, proprietario di YouTube, la piattaforma di video sharing alla quale il servizio pirata si appoggiava per consentire la sottrazione del contenuto musicale.

YouTube e Google di fatto, erano anch'essi tra i danneggiati. Addirittura il brand YouTube era parte integrante del sito pirata. Nel motore di ricerca di Google, YouTube-MP3 stava ai primi posti, ben in evidenza: una pericolosa tolleranza nel nome del libero accesso che ancora Google professa a danno dei titolari di diritti e un'occasione persa per dimostrare che YouTube difende gli interessi di artisti e produttori di contenuto.

Lo stream ripping è oggi la forma di pirateria musicale più significativa a livello mondiale. La ricerca condotta da Ifpi e Ipsos rileva che i siti di stream ripping stanno operando su vasta scala, incidendo sul 53% della fascia 16/24 anni.