In Italia il mercato della musica ha fatto registrare nel corso
del 2007 un indotto complessivo pari a circa 4,1 miliardi di
euro. A rivelarcelo è l'edizione 2008 del Rapporto sull'Economia
della Musica realizzato dalla Fondazione Università IULM in
collaborazione con Dismamusica (Associazione distribuzione
industria strumenti musicali e artigianato), Fem (Federazioni
editori musicali) e SCF Consorzio Fonografici.
La ricerca fornisce una nitida fotografia sullo stato di salute
dell'intero 'sistema musica' nel nostro Paese indagando in maniera
dettagliata i singoli stadi della relativa filiera produttiva.
L'indagine analizza l'intera filiera distinguendola in due macro
aree, ovvero quella denominata del 'piccolo settore della musica'
(nel quale rientrano i dati relativi alla produzione, alla
intermediazione e al consumo della musica) e quella del 'grande
settore della musica' (che include l'intero 'piccolo settore' e
altri stadi della filiera rappresentati dai sottomercati della
musica stampata, degli strumenti musicali, della formazione oltre
al segmento audio dell'elettronica di consumo).
"Quello della musica è oggi in Italia un mercato molto vivo e
in evoluzione. - sottolinea Luca Barbarito, il docente
dell'Università IULM che ha coordinato la ricerca - "I forti
cambiamenti che in questi ultimi anni stanno rivoluzionando le
modalità di fruizione provocheranno altrettanti cambiamenti
nell'organizzazione della filiera."
Entrando nel dettaglio, e partendo dai dati del 'grande
settore', lo studio evidenzia che il segmento della musica
stampata, con un fatturato di 13,3 milioni di euro, rimane
sostanzialmente invariato rispetto al 2006. In crescita, invece il
comparto degli strumenti musicali che con i suoi 372 milioni di
euro compie un balzo in avanti del 5,5%.
"Ogni anno, in Italia, circa un milione di persone acquista
uno strumento musicale nuovo, sia per impieghi professionali sia, e
molto più frequentemente, per un uso amatoriale. È un dato
confortante, anche se è lontano dalla reale potenzialità che un
Paese come l'Italia potrebbe esprimere se i gestori della nostra
formazione culturale facessero propria la determinazione di
restituire alla musica tutta la sua dignità di valore culturale
essenziale alla formazione della persona. E in effetti, se
guardiamo a quei Paesi che hanno posto la musica tra le materie
curricolari di formazione dei giovani, troviamo che la spesa
pro-capite in strumenti musicali è più che tripla o quadrupla
rispetto a quanto avviene oggi in Italia", sottolinea Antonio
Monzino jr., Presidente DISMAMUSICA.
All'altro estremo della filiera, il comparto audio
dell'elettronica di consumo mostra una sostanziale stabilità con lo
scorso anno (+ 0,6%) e un fatturato di 1.099 milioni di
euro.
Passando all'analisi del piccolo settore, occorre sottolineare
che, metodologicamente, lo studio ha cercato di dare valore a 6
diverse tipologie di fruizione di musica.
- In calo rispetto al 2006 risulta essere la spesa per
musica su supporti fisici che si assesta a quota 406 milioni di
euro (-19%). Il dato non stupisce ed è comunque in linea con quanto
accade negli altri Paesi (a livello mondiale il calo è del
6,2%).
- Il consumo di musica digitale cresce dell'1% con un
fatturato di 29 milioni di euro complessivamente al di sotto delle
aspettative fondate sui trend degli anni precedenti.
- Significativo, invece, l'aumento del settore della
cosiddetta 'musica sparsa', ossia quella diffusa all'interno di
altre attività ludiche o ricreative. Occorre qui fare una
distinzione in due sottocomparti: quello in cui la musica è un
fattore determinante del business (radio, discoteche, tv) e quello
dove la musica recita un ruolo di sottofondo (musica diffusa nei
centri commerciali, nei supermercati, nei bar, negli alberghi…). Il
primo sottocomparto ha fatto registrare un fatturato di 1.344
milioni di euro (+ 4,2%). Anche nella seconda categoria di musica
sparsa le entrate sono aumentate fino a raggiungere i 42 milioni di
euro (nel computo sono stati utilizzati solo i diritti versati a
SIAE e SCF dagli esercenti) con una crescita del 17,6%.
- Il settore della musica dal vivo, infine, si manifesta
come la seconda tipologia di consumo per fatturato con un volume
d'affari di 768 milioni di euro, con una crescita del
12,2%.
"Appare evidente la costante mutazione del mercato della
musica nel mondo. Il modello trainato dalle vendite discografiche è
definitivamente in discussione. L'analisi degli incassi derivanti
da fonti quali la 'musica sparsa', l'emittenza televisiva, gli
eventi live rispetto all'incidenza di quanto generato dalla vendita
dei supporti fisici dimostra che gli investimenti dell'industria
vanno diversificati così come sono destinati ad essere trasformati
i modelli organizzativi. Gli Editori Musicali sempre più
acquisiscono un ruolo centrale nella ricerca di nuovi talenti così
come nello sviluppo delle carriere artistiche: un ruolo che,
dopotutto, assomiglia molto a quello storico dell'Editore",
commenta Paolo Corsi, Presidente di FEM. "Appare inoltre
evidente come in Italia sia indispensabile una rivitalizzazione del
"sistema musica" che torni a generare economie sufficienti a poter
essere reinvestite nella ricerca musicale e nei nuovi mezzi per
promuoverla. Affinché la musica non venga relegata al solo ruolo di
contenuto per supermercati, palestre o telefonini occorre che anche
queste aree di sfruttamento si allineino al mercato sotto il
profilo del gettito di diritti per chi crea e chi
sviluppa".
"Il mercato della musica d'ambiente in Italia conferma un
trend positivo, con tassi di crescita di oltre il 50% nella
raccolta di diritti discografici presso i pubblici esercizi. Si
evolvono le modalità consumo e si moltiplicano i luoghi di
fruizione. Da semplice elemento di sottofondo, la musica si sta,
infatti, trasformando sempre più in un medium capace di connotare e
definire l'identità di spazi pubblici ed esercizi commerciali come
bar, centri commerciali, sale di attesa, mezzi di trasporto",
commenta Gianluigi Chiodaroli, Presidente di
SCF.
Complessivamente, dunque, la ricerca della Fondazione IULM
stima che il sistema musica in Italia vale circa 4,1 miliardi
di euro con alcuni comparti (formazione e sincronizzazione) ancora
mancanti o sottostimati. È un valore importante per l'intera
economia del Paese e in crescita in 5 delle 6 modalità di consumo
individuate.
Lo studio fornisce inoltre una panoramica sugli scenari
internazionali del settore musicale focalizzandosi soprattutto su
due stadi della filiera: la discografia e gli strumenti
musicali.
A livello mondiale la discografia ha generato nel 2007
(secondo i dati dell'International Federation of the Phonographic
Industry - IFPI) complessivamente un fatturato retail pari a 29,9
miliardi di dollari rispetto ai 31,81 miliardi di dollari del 2006
(-6,3%). In questo contesto il mercato del digitale resta ancora
piuttosto contenuto (pur se in costante crescita) con un fatturato
di 4,7 miliardi di dollari (16% del totale).
Secondo i dati forniti da Namm (International Music Industry
Association) il mercato globale degli strumenti musicali nel 2007
si è assestato a quota 18 miliardi di dollari. I principali mercati
restano gli Stati Uniti (42% del totale), il Giappone (16%), la
Germania (6%), il Regno Unito e la Francia (5% caduno). L'Italia
rappresenta circa il 2% del totale.
In allegato la ricerca in formato pdf