Milano, 25 febbraio 2002. La rilevanza del business musicale è stata ribadita questa mattina, all'Università Bocconi, nel corso della presentazione della ricerca L'economia della musica in Italia, realizzata dal Laboratorio arte e cultura dell'I-Lab, il Centro ricerche sull'economia digitale dell'Università Bocconi, promossa da Coram (Coordinamento musica), con il contributo di Dismamusica Confcommercio, Fimi (Federazione industria musicale italiana) e RiminiFiera. Il business musicale, in Italia, vale 2,57 miliardi di euro l'anno, il 46% dei quali attribuibili al settore discografico in senso stretto. Gli altri settori che contribuiscono al fatturato complessivo sono il ballo (17,8%), lo spettacolo (14,7%), gli strumenti ed edizioni musicali (13%), i diritti radio televisivi (5%), le scuole di musica e conservatori (3%) e altri diritti (0,5%). Gli stessi settori, ad esclusione di quelli dello spettacolo, occupano 115.000 persone. Il fatturato musicale complessivo, nel 2000, è cresciuto del 2,7% rispetto all'anno precedente, con il settore discografico che ha segnato un +2% (dati SIAE). Si evidenzia una forte crescita del canale edicola (+62,4%), ma su una base piuttosto limitata (arriva a 36 milioni di euro rispetto agli 1,18 miliardi totali della discografia), mentre i contratti generali, il comparto quantitativamente più rilevante, scende del 2,4%, a 931 milioni di euro, e il comparto opera per opera sale del 18%. Mostrano buoni incrementi le scuole di musica e conservatori (+26,6%), i diritti radio televisivi (+21%), gli strumenti ed edizioni musicali (+8,8%) e gli altri diritti (+30,8%); stabile il ballo e in calo lo spettacolo (-6,1% il fatturato, ma -13% gli spettatori). L'occupazione è rimasta sostanzialmente stabile. La ricerca non evidenzia rapporti di causa-effetto tra il fenomeno del downloading di musica da Internet e le vendite dei supporti tradizionali. La ricerca stima che i downloader, in Italia, siano circa 2 milioni, pari al 20% dell'utenza Internet. La comparazione internazionale con gli altri, maggiori mercati europei (Germania, Regno Unito, Francia e Spagna) pone l'Italia in una posizione di retroguardia. Per quanto riguarda il numero di supporti musicali venduti nel 2000, l'Italia non è solo il paese che chiude la classifica con 45,5 milioni di pezzi rispetto ai 70,1 della Spagna, penultima, o ai 245 della Germania, prima, ma è anche l'unico mercato nel quale si sia registrato un vistoso arretramento rispetto all'anno precedente (-8,8%). In allegato, l'intera ricerca.