Il fatturato dell'industria discografica in Italia perde oltre il 7% nel 2001. Cresce la quota di mercato degli artisti italiani.

31 gennaio 2003

La società di revisione Price WaterhouseCooper ha diffuso i dati relativi allanno 2001 che mostrano una flessione nel mercato discografico italiano.

Milano, 31 gennaio 2002. La società di revisione Price WaterhouseCooper ha diffuso i dati relativi allanno 2001 che mostrano una flessione nel mercato discografico Italiano.Complessivamente il mercato cala del 9 % a unità vendute e del 7,92 % a valore. Le unità vendute sono state 43,849 milioni circa rispetto ai 48,185 milioni del 2000. Il fatturato del 2001 è stato di oltre 338,7 milioni di euro ( 655 miliardi di lire) contro i 367,8 milioni di euro ( 712 miliardi di lire) dellanno precedente. Il cd album, la fetta più importante del mercato, ha perso il 2,9 % a quantità e lo 3,13 % a valore. I cd singoli calano dello 0,65 % a quantità e crescono dell1,44 % a valore. Continua il declino del supporto musicassetta che perde il 35,5 % a quantità e il 34,5 % a valore. Scende la musica classica che perde complessivamente il 23,5 % a quantità e il 10,9 % a valore Forte affermazione del repertorio italiano che aumenta la propria quota di mercato del 3,56 % a valore rispetto allanno precedente passando dal 38,8 % del 2000 al 43,6 % del 2001 contro un 52,6% dellinternazionale che perde il 4,7 %. Al di fuori del dato audio tradizionale va evidenziata la crescita del segmento video musicali, cresciuto del 99% ad unità e del 134 % a valore e dovuta alle buone performance dei titoli in DVD e la crescita consistente del segmento edicola e premium. Il Presidente di FIMI, Alberto Pojaghi, commentando i dati ha affermato: " La seconda parte dellanno ha confermato landamentom negativo che si era già evidenziato nei primi sei mesi. Sicuramente leffetto 11 settembre ha contribuito ad una congiuntura negativa che non è stata risollevata dalle vendite natalizie che anzi hanno anchesse mostrato una forte flessione. Cè tuttavia da rilevare la notizia positiva della crescita del prodotto italiano, una conferma importante per un settore che investe costantemente nella cultura nazionale. E quindi assolutamente indispensabile che al comparto discografico vengano estesi i benefici fiscali disposti nellultima finanziaria per altri settori industriali attivi nel settore dei media" Nella classica annuale dei dischi più venduti nel nostro Paese, elaborata da Ac Nielsen, dei primi dieci artisti sette erano italiani. Il repertorio locale in Italia rappresenta una delle quote più elevate nel mondo con prospettive di crescita anche sul fronte internazionale come hanno dimostrato le recenti performance di alcuni artisti italiani. FIMI, Federazione Industria Musicale Italiana aderente a Confindustria, rappresenta oltre 100 imprese discografiche italiane, tra le quali le maggiori aziende del settore e più di novanta etichette indipendenti per un totale di oltre 2500 marchi discografici tra i più noti nel mondo. Per maggiori informazioni Ufficio stampa FIMI Tel 02/795879