Cala la pirateria musicale, ma le nuove sfide sono le frodi dello streaming

19 luglio 2019

Nei giorni scorsi sono stati diffusi gli ultimi dati raccolti dalla società Similarweb per IFPI e FIMI che confermano il forte declino della pirateria nel settore musicale in Italia. Secondo le ultime statistiche, infatti, il fenomeno della contraffazione digitale e della diffusione abusiva di musica online tramite web e mobile è sceso del 35% rispetto a marzo 2018; ma, se viene considerato un periodo più esteso (relativo a due anni), il calo registrato è di oltre il 50%. Nei primi tre mesi del 2019 il declino è stato del 10% circa (sia da mobile che da desktop), a conferma che tutti i segmenti della pirateria hanno subito un drastico ridimensionamento nel nostro Paese.

Lo stream ripping, ovvero il fenomeno del download di video e musica da YouTube, è sceso del 41% in un anno. E se i cyberlocker hanno visto una decrescita del 19,4% rispetto al 2018, bittorrent è addirittura sceso del 52,6% rispetto all’anno precedente.

Sul piano dell’enforcement molti degli effetti derivano dall’applicazione del regolamento Agcom - in vigore ormai dal 2013 e di recente adattato anche ai nuovi fenomeni - e dagli interventi in sede penale svolti dalla Guardia di Finanza nel corso degli anni.

È sicuramente un insieme di fattori che ha contribuito a questo risultato. Da un lato l’offerta digitale, grazie allo streaming è cresciuta in modo significativo offrendo meno pretesti agli utenti per accedere a siti o piattaforme illegali, come avviene invece tutt’ora per cinema e sport.

In Italia, nel 2018, con un +2,6% e 228 milioni di fatturato (dati IFPI), è stato il segmento dello streaming a guidare tale crescita, rappresentando quasi la metà del mercato (41%). Cresciuti anche i servizi in abbonamento premium streaming, che segnano +55,4% rispetto all’anno precedente, mentre tra il 2013 e il 2018 il digitale è passato dal ricoprire il 32% del mercato (fisico + digitale) al 63%.

Nei giorni scorsi Spotify ha diffuso la notizia che sarebbero circa dieci milioni gli utenti italiani del primo servizio in streaming, un numero importante che è in particolare composto per il 32% da ragazzi tra i 16 e 24 anni. Una fascia che negli anni precedenti costituiva l’ossatura portante dei servizi p2p illegali. L’attrattività dei servizi, con decine di milioni di tracce, da un lato, e gli interventi messi a punto nel nostro Paese con i blocchi Agcom dei siti pirata sono stati un mix fondamentale in questa battaglia per la legalità.

L’innovazione digitale nel settore musicale ha trasformato un’industria offrendo nuove opportunità di sviluppo e di condivisione del contenuto a livello globale. Sono milioni gli abbonati ai servizi in streaming a livello globale e Goldman Sachs ha previsto un mercato di 35 miliardi di dollari nel 2030.

Questo non significa che le sfide siano meno complesse per il contrasto a fenomeni illegali. Come ha evidenziato Luca Vespignani di DCP - Digital content protection, società attiva nella protezione degli asset digitali di molte imprese nel settore media e fashion: “Spesso la pirateria ha individuato innovative forme causando nuovi impatti sul settore e oggi molta dell’attività è focalizzata sulla content protection, il presidio per contrastare uscite anticipate illegali o potenziali sottrazioni di contenuti nella filiera: fenomeni limitati ma con grande impatto economico su un prodotto, grazie alla facilità con la quale può essere propagato in rete”.

Nel segmento dello streaming si collocano anche le attività di contrasto a potenziali frodi e manipolazioni. Di recente IFPI, FIMI e decine di aziende ed associazioni, oltre alle principali piattaforme digitali, hanno sottoscritto un codice contro la manipolazione, fenomeno che impatta sia sulle royalty, sia sulle classifiche. Tale Codice traccia le linee guida per fermare le riproduzioni non autentiche sui servizi di streaming strutturati per produrre un migliore posizionamento delle chart, un’equa suddivisione del mercato e dei pagamenti delle royalties. L’utilizzo di servizi abusivi per generare ascolti fittizi e scalare le classifiche sono già stati denunciati in passato anche da FIMI e ora tutto il settore è consapevole che questo fenomeno debba essere combattuto in modo efficace da tutta la filiera.

Su questo fronte saranno impegnate anche le attività di contrasto delle organizzazioni dedicate fino ad oggi alla lotta della pirateria con l’obiettivo di investigare e colpire le frodi messe in atto sulla rete.