Perché le regole europee sull’AI saranno fondamentali di fronte alla deregulation di Trump

In occasione della presentazione dell’AI Action Plan americano della Casa Bianca molti, compreso il Presidente Trump, hanno ricordato, come nella guerra tecnologica per la supremazia nell’arena dell’intelligenza artificiale, regole e lacciuoli costituiscano un freno. Riferendosi ad un tema centrale per il settore di contenuti, la proprietà intellettuale, il presidente degli Stati Uniti ha detto testuale che le norme sul copyright ostacolano la competitività degli Stati Uniti, soprattutto rispetto alla Cina. Secondo Trump, è irrealistico aspettarsi che i programmi di IA paghino per ogni contenuto utilizzato durante l’addestramento, affermando: “Non è fattibile. La Cina non lo fa”.

Onestamente, avendo visto la sfilata dai grandi mogul dei tech all’insediamento di Trump, lo scorso sei gennaio, non c’era da aspettarsi molto di diverso. Da sempre le aziende di tecnologia come Google e META, oggi sostenute anche da OpenAI ed altre, hanno visto nelle leggi sulla proprietà intellettuale un limite allo strapotere delle piattaforme.

È per questo motivo che dobbiamo invece guardare con attenzione a quello che sta facendo l’Europa per regolamentare l’AI. L’approccio regolatorio dell’Unione ha consentito negli anni di limitare gli abusi delle imprese di tecnologia camuffati da sviluppo dell’innovazione. L’assalto al copyright durante l’iter della Direttiva sul Diritto d’Autore e Connessi del 2019 è stato respinto e nei mesi scorsi, con l’adozione dell’AI Act sono stati definiti alcuni meccanismi di protezione per i contenuti che, pur non essendo perfetti, hanno la forza di obbligare le piattaforme di AI a seguire le regole.

Il template pubblicato nei giorni scorsi dalla Commissione per aiutare i fornitori di IA per finalità generali (GPAI) a sintetizzare i contenuti utilizzati per formare il loro modello è sicuramente un passo rilevante per aumentare la trasparenza in linea con la legge sull’IA, anche rendendo pubblica tale sintesi.

Vale la pena di ricordare che secondo l’articolo 53(1)(d) dell’AI Act dell’UE, i fornitori di modelli di IA di uso generale devono “redigere e rendere pubblicamente disponibile un riepilogo sufficientemente dettagliato sui contenuti utilizzati per l’addestramento del modello di IA di uso generale, secondo un modello fornito dall’Ufficio per l’IA”. Lo scopo di questo riepilogo (che deve essere reso pubblico) è aumentare la trasparenza e contribuire a garantire il rispetto del diritto d’autore, della protezione dei dati e di altre normative.

La maggior parte delle aziende di IA non ha rispettato le leggi dell’UE durante l’addestramento dei propri modelli di IA di uso generale, e se l’è cavata con dichiarazioni pubbliche vaghe e astratte come: “abbiamo usato dati disponibili pubblicamente”, ecc.

Ecco cosa chiarisce il Considerando 107 dell’AI Act riguardo al riepilogo: “Questo riepilogo dovrebbe essere generalmente esaustivo nella sua portata, piuttosto che tecnicamente dettagliato, per facilitare le parti con interessi legittimi, inclusi i titolari dei diritti d’autore, nell’esercizio e nell’applicazione dei propri diritti ai sensi del diritto dell’Unione, ad esempio elencando le principali raccolte o insiemi di dati utilizzati per l’addestramento del modello, come grandi database privati o pubblici o archivi di dati, e fornendo una spiegazione narrativa sulle altre fonti di dati utilizzate”.

Si tratta di un cambiamento significativo nel livello di trasparenza che sarà richiesto (e legalmente obbligatorio) alle aziende di IA, e potrebbe portare a modifiche sostanziali nella conformità al diritto d’autore e alla protezione dei dati, soprattutto perché le aziende non potranno più essere volutamente vaghe per evitare controlli.

Anche questa volta il “Bruxelles effect”, contrariamente a chi pensa che la deregulation americana sia sinonimo di sviluppo, potrebbe ottenere un importante risultato, quello di favorire la crescita di startup europee con regole etiche in grado di sostenere lo sviluppo di un’intera filiera e non solo il dominio di poche aziende fuori controllo.

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