Streaming, stretta anti-AI: major e piattaforme fanno fronte comune
Ai primi di settembre, Deezer, la nota piattaforma francese di streaming musicale, aveva annunciato che la quantità di brani generati dall’intelligenza artificiale caricati ogni giorno sul DSP era cresciuta in modo significativo con più o meno il 28% di tutti i brani caricati quotidianamente è completamente creati con AI. Per la cifra impressionante di oltre 30 mila nuovi brani ogni 24 ore. Deezer aveva comunicato a gennaio un tool per l’identificazione dei brani generati con AI che aveva brevettato.
Ora si è mossa Spotify, che ha annunciato il rafforzamento delle policy per proteggere artisti, autori e produttori dagli abusi legati all’uso dell’intelligenza artificiale generativa (Gen AI), come deepfake, spam, impersonificazioni e contenuti ingannevoli.
La strategia di Spotify contro deepfake e spam musicale
Secondo Spotify, il ritmo dei recenti progressi nella tecnologia dell’intelligenza artificiale generativa è sembrato rapido e, a tratti, destabilizzante, soprattutto per i creativi. Nella sua forma migliore, l’AI sta aprendo nuove possibilità straordinarie per gli artisti di creare musica e per gli ascoltatori di scoprirla. Nella sua forma peggiore, può essere usata da attori malintenzionati e da fabbriche di contenuti per confondere o ingannare gli ascoltatori, diffondere contenuti scadenti nell’ecosistema e ostacolare gli artisti autentici che cercano di costruire la propria carriera. Questo tipo di contenuto dannoso generato da AI degrada l’esperienza degli utenti e spesso tenta di dirottare le royalty verso soggetti non legittimi.
La piattaforma ha così messo a punto la propria strategia.
Nuove regole contro l’impersonificazione vocale
- Spotify vieta l’uso di voci clonate tramite AI senza autorizzazione esplicita dell’artista.
- Ha introdotto una nuova policy per gestire reclami su deepfake vocali e upload fraudolenti su profili di altri artisti.
- Sta collaborando con distributori musicali per prevenire questi abusi alla fonte.
Sistema avanzato di filtro anti-spam
- In risposta all’aumento di contenuti generati in massa con AI, Spotify lancerà un nuovo sistema per identificare e bloccare tracce spam.
- Questo sistema mira a proteggere il pool di royalties e l’attenzione verso gli artisti autentici.
Trasparenza sull’uso dell’AI nella musica
- Spotify supporterà un nuovo standard industriale (sviluppato da DDEX) per indicare nei crediti se e come è stata usata l’AI nella creazione di una traccia.
- Questo non penalizzerà gli artisti che usano l’AI in modo responsabile, ma offrirà maggiore chiarezza agli ascoltatori.
Solo nell’ultimo anno, Spotify ha rimosso oltre 75 milioni di tracce spam.
Per questo motivo la piattaforma ha deciso di sostenere il nuovo standard industriale per la dichiarazione dell’uso dell’AI nei crediti musicali, sviluppato tramite DDEX (consorzio del quale è membro anche la collecting italiana dei produttori SCF) Questo standard offre agli artisti e ai titolari dei diritti un modo chiaro per indicare dove e come l’AI ha avuto un ruolo nella creazione di una traccia — che si tratti di voci generate da AI, strumentazione o post-produzione. Questo cambiamento ha l’obiettivo di rafforzare la fiducia sulla piattaforma. Non si tratta di penalizzare gli artisti che usano l’AI in modo responsabile, né di declassare le tracce che rivelano come sono state realizzate.
L’allineamento dell’industria musicale e l’impatto dell’ai act
Per Spotify. “Si tratta di uno sforzo che richiederà un ampio allineamento dell’industria, e siamo orgogliosi di lavorare a questo standard insieme a numerosi partner del settore, tra cui Amuse, AudioSalad, Believe, CD Baby, DistroKid, Downtown Artist & Label Services, EMPIRE, Encoding Management Service – EMS GmbH, FUGA, IDOL, Kontor New Media, Labelcamp, NueMeta, Revelator, RouteNote, SonoSuite, Soundrop e Supply Chain.”
L’azienda vuole garantire che gli artisti abbiano il controllo sull’uso dell’AI nelle loro opere, promuovendo un ecosistema musicale trasparente, equo e sicuro per tutti, che peraltro è uno dei capisaldi anche dell’AI Act, la legge europea che punta in maniera determinante sulla trasparenza dell’AI, soprattutto sul fronte dell’addestramento delle piattaforme con contenuti protetti da copyright.
Universal e Sony alleate con SoundPatrol per il neural fingerprinting
Nel frattempo, sempre nell’arena della content protection sul fronte AI, fioriscono ulteriori iniziative.
Universal Music e Sony Music hanno stretto una partnership con SoundPatrol, un laboratorio nato a Stanford, per combattere il furto di copyright nella musica generata da AI.
SoundPatrol ha sviluppato una tecnologia che usa neural embeddings per analizzare la “semantica musicale” e rilevare somiglianze tra musica umana e contenuti generati da AI.
Il Neural Fingerprinting rappresenta un progresso significativo rispetto alle tecniche tradizionali di fingerprinting audio, che si basano principalmente sulla corrispondenza esatta di frammenti sonori. Gli embedding neurali catturano le relazioni semantiche per identificare cover, remix e derivati generati da intelligenza artificiale.
SoundPatrol definisce la tecnologia: “Un sistema di classificazione basato su reti neurali che analizza caratteristiche acustiche, spettrali e legate allo stile esecutivo per distinguere tra musica suonata da esseri umani e musica generata da intelligenza artificiale. Combinando deep audio embeddings con indizi comportamentali — come variazioni di micro-tempo, dinamiche espressive e impronte digitali di artefatti — i nostri modelli forniscono punteggi di probabilità per ogni traccia e mappe di calore segmentate, permettendo ai titolari dei diritti e alle piattaforme di verificare l’autenticità.”
Le implicazioni legali e il ruolo delle major discografiche
I dati di SoundPatrol potrebbero rafforzare le cause legali contro startup AI come Suno e Udio, accusate di usare musica protetta per addestrare i loro modelli.
Universal Music e Sony vogliono garantire che gli artisti mantengano controllo, autenticità e monetizzazione delle loro opere nell’era dell’AI generativa e un elemento determinante è il ruolo delle case discografiche nell’affiancare l’artista nella protezione del repertorio.
SoundPatrol è guidata da esperti di AI, musica e sicurezza informatica, con advisor da Stanford, Cornell, Carnegie Mellon e altri atenei prestigiosi.
Epidemic Sound e l’AI al servizio della creatività umana
Anche Epidemic Sound, la piattaforma svedese di licensing di musica, ha nel frattempo sviluppato un nuovo strumento per AI che è “Adapt”
Il software permette ai creator di modificare tracce musicali già licenziate, ad esempio:
- Estendere la durata
- Rimuovere strumenti
- Cambiare arrangiamenti
Funziona solo con musica creata da artisti umani, evitando contenuti generati da AI.
Epidemic Sound ha affermato che vuole usare l’AI per amplificare la creatività, non sostituirla.
Il tool semplifica l’editing musicale per i creator, senza richiedere competenze tecniche avanzate.
La società ha anche lavorato sul fronte della compensazione per gli artisti con un aumento del 43% nei bonus annuali agli artisti dal 2026:
- Soundtrack Bonus passa da 3,7 a 4,2 milioni di dollari
- Viene Creato un fondo da 1 milione di dollari per le tracce adattate con AI
Il modello di business prevede una divisione 50/50 delle royalties con gli artisti.
Il caso Xania Monet: quando l’artista virtuale firma con la major
Che il fronte AI sia in costante ebollizione lo conferma anche la notizia, riportata da Billboard che un’artista, Xania Monet, ha firmato un contratto del valore di 2,7 milioni di dollari con l’etichetta discografica, Hallwood Media.
Xania non è una cantante o produttrice tradizionale. È una creazione di Telisha “Nikki” Jones, che ha impiegato l’IA, e in particolare Suno, per creare la musica. L’album che ha scalato le classifiche digitali gospel e R&B è largamente composto dall’IA. I testi scritti da Jones sono chiaramente suoi, ma il suo manager afferma che ha utilizzato una combinazione del modello di Suno e altri elementi dal vivo per creare la musica.
La questione del diritto d’autore: quanto contributo umano serve
Questo solleva una domanda fondamentale: quanto contributo umano è necessario per stabilire i diritti d’autore su un’intera canzone?
Alcune decisioni di autorità e tribunali si sono già occupate del tema ma resta ancora indeterminata la questione del “contributo” umano sulla produzione.
Di recente anche la normativa sul diritto d’autore italiana è stata modificata dalla Legge 23 settembre 2025, n. 132 – Disposizioni e deleghe al Governo in materia di intelligenza artificiale.
Il nuovo articolo 1 della Legge 633/1941 recita “Sono protette ai sensi di questa legge le opere dell’ingegno umano di carattere creativo che appartengono alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all’architettura, al teatro ed alla cinematografia, qualunque ne sia il modo o la forma di espressione anche laddove create con l’ausilio di strumenti di intelligenza artificiale, purché costituenti risultato del lavoro intellettuale dell’autore “
E’ molto probabile che solo la giurisprudenza sarà in grado di individuare i criteri di proteggibilità dell’opera AI realizzata con il contributo umano.
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