AI e musica: licenze per i diritti, ecco la rotta giusta

Gli accordi di licenza per un’IA responsabile nel settore musicale stanno definendo una nuova fase di collaborazione tra piattaforme e titolari dei diritti. Diritti esclusivi, responsabilità chiare e trasparenza diventano i cardini per sviluppare prodotti affidabili, con benefici misurabili per artisti, autori e pubblico.

L’esperienza dell’industria musicale nella disruption digitale

Del resto, nella ormai lunga storia della disruption digitale l’industria musicale ha mostrato una comprovata esperienza nello sviluppo di soluzioni innovative per soddisfare le esigenze del mercato attraverso le competenze, l’esperienza e i processi necessari per garantire che le licenze dirette siano reciprocamente vantaggiose, ad esempio condividendo con i partner tecnologici le conoscenze sul settore e sul mercato per favorire lo sviluppo di nuovi utilizzi della musica.

Come è noto, il modo migliore per incentivare le licenze e creare un mercato sano è quello di sostenere diritti esclusivi solidi e regole chiare sulla responsabilità, garantendo al contempo certezza giuridica.

Il quadro normativo europeo e la responsabilità delle piattaforme

Un quadro normativo instabile compromette infatti la capacità di negoziare licenze in modo sicuro, con conseguenze dirette sulla remunerazione dei titolari dei diritti.

L’articolo 17 della Direttiva UE sul diritto d’autore nel mercato unico digitale (DSM) del 2019 che ha chiarito la responsabilità degli OCSSP (Online Content Sharing Service Providers) è un esempio di come diritti esclusivi e regole di responsabilità siano le condizioni migliori per favorire le licenze.

La collaborazione di Spotify con le major discografiche

Un altro elemento essenziale nel contesto dell’intelligenza artificiale è l’attuazione efficace degli obblighi di trasparenza, tipo quelli previsti dall’AI Act dell’UE.

In questo contesto si cominciano ad intravedere i primi segnali di accordi sul fronte dell’intelligenza artificiale generativa nel settore musicale.

Nei giorni scorsi, Spotify, la prima piattaforma al mondo di streaming, ha annunciato la collaborazione con con Sony Music Group, Universal Music Group, Warner Music Group, Merlin e Believe per sviluppare prodotti di intelligenza artificiale “responsabili” che valorizzino gli artisti e gli autori che rappresentano, e allo stesso tempo li mettano in contatto con i fan che li sostengono.

Secondo Spotify, al centro deve restare il diritto d’autore. Se l’industria musicale non assume un ruolo guida in questo momento, l’innovazione basata sull’IA avverrà altrove, senza diritti, consenso o compenso. Insieme ai titolari dei diritti, agli artisti e agli autori, la società ha pertanto annunciato investimenti significativi nella ricerca e nello sviluppo di prodotti basati sull’IA.

I quattro principi guida per l’AI responsabile

Tutti i prodotti nati da questa collaborazione metteranno al primo posto artisti e autori, seguendo questi quattro principi:

• Collaborazioni con etichette discografiche, distributori ed editori musicali: sviluppare nuovi prodotti per artisti e fan attraverso accordi preventivi.

• Libertà di partecipazione: riconoscere che nella comunità artistica esistono opinioni diverse sull’uso degli strumenti musicali generativi. Per questo motivo, artisti e titolari dei diritti potranno scegliere se e come partecipare, affinché l’uso degli strumenti IA sia in linea con i valori delle persone che creano la musica.

• Compenso equo e nuove fonti di reddito: realizzare prodotti che generino nuove fonti di guadagno per titolari dei diritti, artisti e autori, garantendo che siano adeguatamente compensati per l’uso delle loro opere e accreditati in modo trasparente per i loro contributi.

• Connessione tra artista e fan: gli strumenti di IA che saranno sviluppati non sostituiranno la creatività umana. Offriranno agli artisti nuovi modi per esprimersi e connettersi con i fan. Spotify intende sfruttare il ruolo come piattaforma dove oltre 700 milioni di persone ascoltano musica ogni mese per garantire che l’IA generativa rafforzi il legame tra artisti e pubblico.

Le posizioni delle major: Sony, Warner e Universal

L’annuncio di Spotify è stata anche l’occasione per vedere espresse le posizioni dei principali CEO delle major discografiche.

Per Rob Stringer, Presidente, Sony Music Group: “Siamo lieti di collaborare con Spotify per sviluppare soluzioni di intelligenza artificiale generativa responsabili, che amplino le opportunità per artisti e autori, migliorando al contempo l’esperienza musicale per i fan. Questo riconosce che la concessione diretta di licenze prima del lancio di nuovi prodotti è l’unico modo appropriato per svilupparli, e dimostra come un mercato che funziona correttamente porti benefici a tutti gli attori dell’ecosistema e alimenti l’innovazione”.

“Ci siamo sempre concentrati sul garantire che l’intelligenza artificiale sia al servizio di artisti e autori, e non contro di loro. Questo significa collaborare con partner che comprendano la necessità di nuovi accordi di licenza per l’IA, che tutelino e compensino i titolari dei diritti e la comunità creativa. Sosteniamo le linee guida responsabili di Spotify sull’IA e accogliamo con entusiasmo l’opportunità di plasmare insieme il futuro,” è stato invece il commento di Robert Kyncl, CEO, Warner Music Group.

La visione di Universal Music Group sull’AI generativa

Sir Lucian Grainge, Presidente e CEO, Universal Music Group ha confermato la linea che proprio di recente aveva espresso in un lungo memo aziendale riportato dai media: “Da diversi anni stiamo portando avanti iniziative con i nostri partner per mettere gli artisti al centro del dibattito sull’intelligenza artificiale generativa, e abbiamo concluso accordi Artist-Centric che stabiliscono nuovi strumenti innovativi per cogliere le opportunità offerte da questa tecnologia rivoluzionaria”. Nella recente lettera Grainge aveva espresso una posizione molto netta: “Per essere chiari — e questo è molto importante — non concederemo alcuna licenza a modelli che utilizzano la voce di un artista o generano nuove canzoni che incorporano brani esistenti di un artista senza il suo consenso”.

“Credo che l’Agentic AI, che impiega dinamicamente ragionamenti complessi e capacità di adattamento, abbia il potenziale per rivoluzionare il modo in cui i fan interagiscono con la musica e la scoprono,” ha spiegato Grainge offrendo alcuni insight sulla strategia dell’azienda sottolineando anche che: “L’intelligenza artificiale ha il potenziale per offrire strumenti creativi che ci permetteranno di connettere i nostri artisti con i fan in modi nuovi — e con capacità avanzate su una scala mai vista prima.”

Musixmatch e gli accordi sui testi delle canzoni

Il tema dell’AI responsabile emerge anche nel recente annuncio di Musixmatch con le tre major editoriali per una collaborazione sul fronte dei testi delle canzoni.

“In base agli accordi, Musixmatch ottiene l’accesso a cataloghi di oltre 15 milioni di opere musicali per sviluppare nuovi servizi di intelligenza artificiale analitici e non generativi con il supporto dei principali titolari dei diritti e della comunità dell’editoria musicale”, afferma l’azienda. “Gli accordi confermano Musixmatch come la prima azienda a collaborare con tre importanti editori musicali e a impegnarsi a fondo per creare nuovi servizi e flussi di entrate eticamente formati utilizzando cataloghi autorizzati. Questo segna un passo importante nello sviluppo responsabile dell’intelligenza artificiale in ambito musicale, fermamente incentrato sull’amplificazione dell’impatto di opere e testi musicali, garantendo al contempo una remunerazione ai titolari dei diritti e agli autori”.

La linea contro l’utilizzo non autorizzato dei contenuti

È evidente che questi annunci puntano a stabilire una linea molto chiara nei confronti delle piattaforme che hanno scelto una strada molto pericolosa nell’utilizzo di contenuti senza autorizzazione.

L’incertezza generata dalle discussioni politiche in corso su licenze e remunerazione ha creato un ambiente in cui alcuni dei principali sviluppatori di IA hanno ritardato o rifiutato di avviare negoziazioni commerciali, oppure hanno deciso, per proprio vantaggio economico, di sfruttare la musica senza richiedere licenze. Tuttavia, questo non significa che il mercato delle licenze di contenuti e diritti non funzioni. Dimostra semplicemente che queste aziende hanno acceduto e utilizzato contenuti senza autorizzazione e desiderano continuare a trarne profitto grazie a un accesso libero e illimitato alle opere anche in futuro.

Il ruolo della trasparenza e dell’AI Act europeo

Come abbiamo visto con l’emergere di precedenti tecnologie di distribuzione musicale, come l’MP3 e lo streaming, in alcuni casi può essere necessario che i titolari dei diritti intraprendano azioni legali per difendere i propri diritti e favorire lo sviluppo di un mercato legittimo.

Per facilitare questo processo, è necessaria una trasparenza significativa, affinché gli sviluppatori di IA non possano evitare la responsabilità (inclusa quella per usi che violano il diritto d’autore) semplicemente rifiutandosi di dichiarare quali contenuti hanno utilizzato per addestrare i propri modelli — una questione che l’AI Act europeo dovrebbe affrontare in maniera seria nei prossimi mesi, con controlli e sanzioni.

Il futuro del mercato: licenze bilaterali e opportunità di sviluppo

In conclusione, è evidente a tutti che il settore potrà prosperare solo in un contesto legittimo e trasparente dove le licenze per l’utilizzo del contenuto saranno lo strumento essenziale nello sviluppo.

Le aziende musicali hanno concluso con successo accordi di licenza bilaterali con numerose piattaforme di streaming e social media, anche tramite gruppi rappresentativi come il Merlin Network. Questo dimostra che i costi di transazione non possono essere stati proibitivi nel processo di concessione di licenze ai DSP.

E pertanto i costi di transazione non sono proibitivi nemmeno nell’AI generativa. Sebbene le negoziazioni possano richiedere tempo e impegno, ciò riflette la complessità dei modelli di business e della valutazione del valore dei contenuti nei diversi casi d’uso. Non vi è alcuna evidenza di un fallimento del mercato; anzi, il fatto che migliaia di servizi online siano stati autorizzati in tutto il mondo per ben oltre cento milioni di registrazioni dimostra che la concessione volontaria di licenze bilaterali è efficace.

Le negoziazioni bilaterali volontarie sono in grado di produrre risultati e lo hanno già fatto in altri ambiti, favorendo la nascita di distributori e aggregatori di diritti che semplificano il processo per i licenziatari nell’acquisizione dei diritti da molti titolari minori. Molte etichette indipendenti partecipano a forme di negoziazione collettiva tramite Merlin, che negozia accordi di licenza premium con i principali DSP come Spotify, YouTube e altri e questo è la prova che abbiamo di fronte un’opportunità incredibile di sviluppo.

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