La musica fa sempre più soldi grazie al digitale e alle big tech: analisi di un successo
La continua crescita del mercato della musica registrata, ancora più 7,4% nel 2020, è trainata da anni dallo streaming (in particolare ai ricavi dagli abbonamenti premium, aumentati del 18,5%). Un fenomeno che si deve a vari fattori, che continuano a evolvere in questi giorni. Da una parte, negli ultimi anni il contrasto alle attività illecite online è maturato. Da semplice difesa dalla pirateria e dalla condivisione di contenuti illegali, l’attività dei titolari dei diritti, in particolare nel settore musicale, si è trasformata in uno strumento complementare al business delle imprese, cercando di operare in sinergia per rendere più efficace la generazione di ricavi delle diverse piattaforme. Dall’altra, la promozione dell’offerta legale come risposta alla presenza di piattaforme illegali ha sicuramente avuto un impatto nel dragare consumatori verso i contenuti leciti e, in questo contesto, servizi in abbonamento o modelli sostenuti dalla pubblicità sono stati essenziali. La creazione di una sempre più diffusa e aggiornata offerta di musica online (oggi solo una piattaforma come Spotify ha circa 50 milioni di brani caricati) sempre disponibile con tutte le novità appena pubblicate è stata efficace nel rendere meno appetibile l’accesso a siti illegali. Dall’altra parte le strutture originariamente modellate per combattere un fenomeno, per lo più sul piano dell’enforcement, sono evolute verso realtà basate sulla prevenzione e sull’approccio strategico offrendo un ventaglio di misure tarate sulle necessità contestuali e sulla tipologia di piattaforma. In Italia, inoltre, abbiamo avuto la particolare caratteristica della creazione di un modello di enforcement in sede amministrativa, con il regolamento Agcom sul diritto d’autore che ha ulteriormente ampliato i mezzi a disposizione dei...
07/04/2021