La legge sulla responsabilità degli intermediari danneggia lo sviluppo innovativo dei contenuti digitali
Nei giorni scorsi è stato distribuito lo studio condotto dal professor Stan Liebowitz sui danni economici generati dall’attuale eccezione cosiddetta del "safe harbour" nella legislazione internazionale, ed in particolare americana ed europea sul copyright. L’origine della normativa fu quella di proteggere i fornitori di servizi internet dalla responsabilità per le violazioni del copyright commesse dai propri utenti che caricavano o condividevano contenuti coperti da diritti d’autore e connessi, a condizione che tali contenuti illecito fossero rapidamente rimossi su richiesta dei titolari del copyright (notice & take down).La legislazione prese forma a metà degli anni ’90, molto prima che i servizi web come, per esempio YouTube, che mettono a disposizione contenuti caricati dagli utenti vedessero la luce. In origine infatti l’approccio dei legislatori fu quello di riservare una sorta di tutela agli intermediari neutrali e passivi, in sostanza le telco che garantivano il servizio di comunicazione senza intervenire in alcun modo sul contenuto. Lo studio di Liebowitz chiarisce invece come l’assenza di responsabilità generata dal safe harbour, contrariamente al suo scopo, abbia creato un vantaggio competitivo e ingiusto per i servizi UUC (user uploaded content/contenuti caricati dagli utenti) nella contrattazione con i titolari dei diritti, con il risultato che queste piattaforme non riconoscono i diritti o, se lo fanno, pagano meno del tasso di mercato. Tale situazione è stata comunemente definita il "value gap" o "trasferimento di valore". Lo studio di Liebowitz va tuttavia oltre i semplici dati di ricavo generati dai diversi servizi e messi a confronto per valutare l’impatto complessivo della legislazione che limita la...
20/03/2018