Lo streaming fa volare il valore del copyright nell’industria musicale
Di recente è stata pubblicata una nuova ricerca dell’economista Will Page, ex chief economist di Spotify, noto per il libro “Tarzan Economics”. Nell’ultimo studio, dove con non poche difficoltà vengono depurati i dati dalle inevitabili sovrapposizioni, emergono numeri molto interessanti in relazione alla crescita del valore complessivo del copyright nell’economia dell’industria musicale. Copyright musicale: i numeri di Will Page Nel 2021, il totale dei ricavi legato al copyright musicale, secondo Will Page aveva un valore di 39,6 miliardi di dollari, molto più dei 25,9 miliardi di dollari riportati nell’IFPI Global Music Report (GMR) come totale del settore discografico dello stesso anno, e in crescita del 18% rispetto al 2020. Le ricadute post-pandemia hanno visto gli abbonamenti dei consumatori e lo streaming finanziato dalla pubblicità continuare a salire, mentre le licenze business-to-business da parte degli organismi di gestione collettiva si sono riprese solo parzialmente. La parte del leone nella crescita del valore complessivo dei diritti arriva, come è noto, dal segmento discografico, con 19,8 miliardi di dollari nel 2019 saliti a 25,8 miliardi nel 2021. Un effetto trascinamento generato per lo più dalla crescita esplosiva dello streaming musicale. Effetti positivi anche sul segmento delle collecting degli autori ed editori, che, nonostante la crisi dei concerti nel 2020, nel 2021 è tornato quasi ai livelli pre-pandemia anche qui grazie al digitale. Nel 2001, il valore globale della musica registrata era di 28,3 miliardi di dollari e comprendeva etichette, Società di gestione collettiva (CMO) e ricavi diretti che gli editori raccoglievano all’epoca. Di quella torta, all’epoca solo il 23% era attribuito...
21/11/2022