L’industria musicale nell’era della “lockdown economy”
Negli ultimi anni abbiamo assistito a profondi cambiamenti nell’industria discografica: la crescita dello streaming, l’evoluzione dei social media e una generazione di nuovi artisti nati nell’era digitale hanno radicalmente trasformato il settore. I dati di IFPI pubblicati pochi giorni fa e che fotografano il mercato globale nel 2019 mostrano come il numero di abbonati ai servizi streaming nel mondo siano arrivati a superare i 340 milioni con una crescita dei ricavi associati del 24,1%. Lo streaming rappresenta a livello globale il 56% del mercato con abbonamenti che coprono il 42% e i modelli basati sulla pubblicità pari al 14,1%. L’anno appena passato ha anche confermato la particolare tendenza delle label discografiche a investire su nuovi artisti a livello locale, con repertori sviluppati e lavorati sul territorio ma allo stesso tempo pronti a fornire una piattaforma globale senza frontiere grazie al digitale, di cui fin da subito si è intuito come avrebbe ulteriormente modificato l’ecosistema della musica non appena la crisi del Coronavirus si è scatenata, colpendo pesantemente la struttura stessa del settore. Concerti ed eventi live si sono fermati e la community musicale ha dovuto confrontarsi per la prima volta con scenari inimmaginabili e complessi. E anche lo streaming, perlomeno in una prima fase, ha visto riassestare i consumi: ma presto nuove opportunità si sono aperte per coinvolgere i fan e portare la musica nella case degli italiani e a livello globale. Come spesso accade la musica è stata la prima a mettersi a disposizione per sostenere campagne e raccolte di fondi nella crisi sanitaria più...
05/05/2020