Il videoclip è un’opera cinematografica: finisce una discriminazione
I videoclip hanno raccontato la musica, sono stati spesso girati da grandi registi e molti di essi sono diventati dei cult, ma per la legge italiana erano paragonati a spot pubblicitari o film porno e come tali non degni di accedere al tax credit per le opere audiovisive. Ora, con la decisione del ministro Dario Franceschini di modificare il decreto che escludeva i videoclip dai benefici, siamo di fronte ad una svolta importante che premia le iniziative promosse da vari operatori del settore come FIMI, il festival Imaginaction di Ravenna e di tanti artisti che hanno fatto sentire la propria voce nell’anno appena trascorso in favore di questo pezzo fondamentale della cultura musicale contemporanea. Miliardi di view accompagnano oggi i video ufficiali sui canali social e in particolare su YouTube, dove la musica domina incontrastata tra i dieci video più visti della storia. “E pensare che fino a oggi noi registi di videoclip eravamo considerati al pari dei registi di video porno…”. Quarant’anni di carriera ai massimi livelli, autore di oltre trecento videoclip da Sting a Vasco Rossi, osannato nel settore, tanto da meritare il titolo di “Fellini del videoclip”, Stefano Salvati è stato “la testa d’ariete” che facendosi portavoce dei grandi nomi della musica italiana, da Gino Paoli a Bennato, passando per Fiorello, ha convinto il ministro della cultura Dario Franceschini a firmare il decreto che riconosce la natura artistica dei videoclip. “Perché finalmente questa lunga battaglia è vinta", spiega Salvati. Sicuramente avrà un ritorno positivo sulla filiera e sul...
27/01/2020