Come le major musicali cavalcano le opportunità dell’AI generativa
L’evoluzione tecnologica è stata una costante nella trasformazione che ha attraversato l’industria discografica dalla rivoluzione dell’mp3 in avanti, fino a Spotify e TikTok. Negli anni sono cambiati e si sono evoluti diversi modelli di business che hanno contribuito alla crescita del settore, dallo streaming ai social media, allo short form video, fornendo alle aziende coinvolte l’opportunità di sviluppare competenze e capacità di adattamento al fine di individuare nuove forme di monetizzazione. Ora siamo di fronte a una nuova, imponente rivoluzione, che, se da un lato richiede un notevole sforzo sul fronte della protezione degli asset fondamentali delle imprese e degli artisti, come copyright, diritti d’immagine e voci, dall’altro offre sicuramente nuovi spunti per la crescita dell’industria creativa. Il CEO di Warner Music, Robert Kyncl ha definito l’AI uno strumento creativo che offrirà nuove possibilità di scelta agli artisti. Kyncl ha citato YouTube come esempio. Anni fa tutti caricavano semplicemente canzoni e film protetti da copyright, causando forti grattacapi legali. YouTube ha sviluppato un software chiamato Content ID per tenere traccia di cosa è di proprietà di chi e far fluire le royalties. Ora è un business multimiliardario. Kyncl ritiene che l’intelligenza artificiale segua un percorso simile. Hanno bisogno di regole per garantire che gli artisti siano protetti man mano che le cose progrediscono. Su questo fronte ovviamente il riferimento è all’AI Act europeo ed alle iniziative americane che vedono anche coinvolto il piano giudiziario per stabilire dei principi. Tra gli esempi pratici, Warner Music ha annunciato di recente il progetto legato...
31/01/2024